E’ l’alba di una giornata molto complicata, e non per motivi fotografici!
Sono sulle coste laziali per un lavoro a bordo di un deltaplano a motore biposto e siamo bloccati a terra a causa del forte vento. La situazione va avanti da tre giorni, ci aspettano molte ore di volo per rientrare alla base in Liguria ma non c’é verso di partire, le previsioni sono sfavorevoli e il tempo a disposizione è agli sgoccioli.
La sera del quarto giorno, valutando con attenzione (che poi si rivelerà insufficiente!) le previsioni del vento, crediamo di intravvedere una possibilità decollando prima dell’alba e sfruttando le prime ore del giorno: pensiamo di portarci alla svelta verso nord dove la situazione sembra migliore.
Abbiamo preparato tutto, l’attrezzatura fotografica è pronta sul tavolo… al posto della colazione che saltiamo per fare prima. Il mezzo è preparato e ci attende al buio.
Alla luce delle frontali ci disponiamo a partire, indossiamo i giubbotti di salvataggio, indispensabili quando si vola sul mare, e facciamo le prove dei microfoni del casco: per ottenere buone foto è indispensabile poter comunicare bene con il pilota. Vogliamo mettere il risultato al sicuro, così partiamo prima che faccia giorno: stiamo azzardando ma ormai conosciamo benissimo la zona di decollo e ci aiutiamo con le luci ancora accese; si vola quasi… a senso ma l’aurora comincia a far capolino e ci rassicura.
Quando la luce ormai ha la meglio siamo sopra Civitavecchia, conosco bene il posto. Stiamo volando sul mare a poche decine di metri dalla verticale della battigia, altezza circa 300 piedi. Un po’ per la luce ancora problematica (è molto bella ma… non posso davvero usare il treppiede) un po’ per non perdere tempo prezioso, fino ad ora non ho scattato nulla.
Però, sorpassando la città, comincia a spuntare il sole alla nostra destra e arrivati all’altezza della centrale mi accorgo che la parte alta della cimiera è già illuminata: la “gola” di una buona foto mi convince a chiedere a Mirco di buttarsi verso terra ed aggirare la centrale per mettermi a favore di luce. La visione è imponente, e l’impianto industriale sulla riva del mare colpisce per il contrasto: dall’alto tutto si “ripulisce” ed anche una centrale elettrica acquista un fascino particolare.
Il colore della ciminiera si staglia perfettamente contro l’azzurro del mare, in un attimo scelgo l’inquadratura e scatto. Vorrei fare un altro giro per riprendere altre immagini ma Mirko mi fa notare alcuni fuochi che salgono da un campo in lontananza, si sviluppano in modo molto “orizzontale”, segno evidente di vento a terra, meglio andare.
Siamo a Luglio e il calore estivo crea forti turbolenze: il terreno che si scalda con l’andare delle ore fa salire aria calda in quota, ogni volta che sorvoliamo un campo arato (scuro e quindi più facilmente riscaldabile) balliamo in modo deciso. Decidiamo allora di riportarci sul mare dove la brezza è più forte ma, ci aspettiamo, costante e più governabile.
Intanto arriviamo alla laguna di Orbetello, io sono già abbastanza teso ma non rinuncio a scattare (concentrarmi sul lavoro mi aiuta a rilassarmi). Sotto di noi si alza uno stormo di fenicotteri, non faccio in tempo a godermi lo spettacolo che i primi colpi seri di vento mi fanno passare ogni velleità: con Mirko cerchiamo di capire se conviene aggirare dal mare il promontorio davanti a noi con un’altissima scogliera oppure rientrare verso terra.
La decisione di seguire il mare mi costerà la mezz’ora più angosciosa della mia carriera di fotografo aereo. Scorrendo la sequenza del lavoro di quel giorno si nota perfettamente che dopo i fenicotteri… non scatterò più nulla!
Sono troppo occupato ad invocare tutti i santi di mia conoscenza. Per fortuna, grazie alla bravura di Mirko, scavalchiamo il promontorio volando molto in alto per cercare zone con meno turbolenze e arriviamo sopra un’ampia zona agricola. Inutile dire che lo “convinco”, urlando come un matto, ad un atterraggio di “fortuna” in un campo appena falciato; qualche sussulto e siamo finalmente con i piedi in terra!
Il mio bravo pilota crede mi voglia solo riprendere: io saluto cordialmente e parto a piedi verso l’Aurelia… tornerò in autostop! Mirko decide di ripartire perché con meno peso pensa di riuscire a volare meglio ma dopo un’ora è costretto a cedere. Rientriamo a casa in auto, ben felici del lavoro svolto anche se bisognerà recuperare il mezzo dopo altri giorni di attesa.
Post-produzione in Lightroom
Ecco il file a zero ottenuto con il 12-24 montato (sull’altro corpo tenevo il 100-400); all’epoca scattavo in jpeg (sic! a pensarci oggi sembra incredibile) per avere più autonomia: si vola molte ore e non si può sostituire nulla in aria, un pezzo che ti scappa e finisce nell’elica potrebbe non essere piacevole!
Da notare la forte distorsione a barilotto e il rumore presente, con questi dati di scatto la fotocamera dell’epoca mostra qualche limite, pur svolgendo alla grande il suo lavoro.
ISO 800 , diaframma f/5 scattando a 1/640, un tempo di sicurezza indispensabile fotografando in questa situazione:
Ecco l’immagine dopo la correzione della deformazione a barilotto:
E dopo la correzione della prospettiva verticale: potevo abbassarmi per avere la ciminiera stagliata contro il cielo e non dover puntare il grandangolo troppo verso il basso, cosa che produce una vistosa deformazione prospettica, ma avrei perso la panoramica sulla centrale
Calibro i toni nel pannello base/chiarezza; aggiungo vividezza e tolgo saturazione; applico il ritaglio necessario a nascondere i buchi causati dalla correzione delle distorsioni:
Applico un pennello localizzato per rinforzare la “chiarezza” sul mare che mi sembra soffra un po’ di scarsa “presenza”:
Applico anche un filtro graduato per abbassare l’esposizione e scaldare la luce dell’alba modificando leggermente la temperatura colore:
Ecco il risultato finale dopo aver applicato un po’ di nitidezza e abbassato il disturbo nel pannello “dettagli”: