Albania - Case diagonali
Da Mapo
Il tempo invecchia in fretta. Sto citando Ligabue, per cui mi rendo conto di essere o totalmente rincoglionito o, spero, solo molto sovraeccitato. Forse entrambe, ma non importa. Quello che è certo è che sono giorni frenetici che scorrono troppo veloci, tra tramonti che ci colgono ogni giorno qualche minuto prima e l'aria che si fa via via più pungente la mattina, costringendomi a mettere uno strato dopo l'altro quando esco in bicicletta per andare al lavoro. Nel frattempo penso a quanto siano futili questi inutili tentativi di aggrapparsi ad un'estate che ci sta sfuggendo dalle dita.Futili, certo, ma è questione di sopravvivenza. E questo blog mi aiuta a ricordare i mesi appena trascorsi mentre sembrano già lontani, travolti da un ritorno, traumatico seppur graduale, alla vita di tutti i giorni.Non so perchè, ma tra le tante cose che mi ritornano in mente in questi ore ci sono le case di una località turistica nel Sud dell'Albania di cui non ricordo il nome e che, in questo istante, sto cercando in maniera forsennata in google, arrabbiato per tutto questo consumistico e vuoto viaggiare per poi dimenticare subito (trovata, Ksamil!).
Arriviamo su una strada polverosa, dopo molte ore di viaggio, da Tirana o chissà dove. La macchina, ormai una specie di affettuosa e anarchica casa, regge bene lo sterrato mentre guardiamo fuori dal finestrino su questa via collinosa, un po' per non star male, un po' per goderci il fantastico panorama della costa albanese, in buona parte incontaminato.La città dove abbiamo deciso di fermarci a dormire, il giorno prima di ripartire alla volta dell'Italia, ci sorprende dietro una curva dominata da un cumulo di spazzatura che brucia al sole caldo. Ai lati della statale che la taglia in due metà ineguali (quella costiera ben più ampia e affollata) vediamo i classici venditori di meloni che si fanno ombra nei loro baracchini improvvisati.Il paesaggio non ci è del tutto nuovo, dopo 10 giorni nei balcani.Eppure c'è qualcosa che non va.
Sullo sfondo si delineano alti palazzi in cemento armato, perlopiù a due piani, con l'armatura di ferro che si protende un mezzo metro più in alto, oltre la fine delle colonne, verso il sole, come un ciuffo di capelli al vento. E' qualcosa a cui siamo abituati e che, mi suggeriscono i compagni di viaggio, si vede anche nelle nostre regioni del sud, dove tutti sognano di costruire prima o poi un piano in più beneficiando di qualche condono o, perlomeno, di non pagare l'ICI fingendo che i lavori di costruzione non sono ancora finiti.Eppure c'è qualcosa che non va.Guardando meglio comincio a notare come questi ruderi grigi e abbandonati siano insolitamente numerosi, sulle colline, in riva al mare, ovunque. Molti si reggono sulle loro robuste fondamenta, altri (ecco cos'è!) sono abnormemente inclinati rispetto al suolo. Sembrano tanti giganti a cui hanno dato, per dispetto, un colpo secco sull'incavo posteriore del ginocchio, mentre se ne stavano con le gambe tese e che, ora, appaiono fragili e ingobbiti. Il paesaggio urbano, che si staglia sullo sfondo di verdi colline dominate dalla macchia mediterranea, è surreale, quasi inquietante!"There was an earthquake?!" - chiedo in un inglese stentato a Ditryj (così si chiamava?!), un ragazzo albanese che tiriamo a bordo per aiutarci a trovare una stanza economica nel circondario."Terremoto? No terremoto. Stato distrugge le case con TNT, dinamite!""... perchè?""Abusiv. No pagato tax e quindi polizia distrugge"
Lui ride, mentre prova a raccontarmi che anche casa sua, in teoria, sarebbe da buttare giù mentre io mi fermo a pensare a questa sciocca gara a chi è più cretino tra arricchiti albanesi che tentano in ogni modo di farla in barba allo stato (o, forse, a qualche mafia??) e una polizia che mette un paio di cariche di dinamite al piano terra di case in costruzione ancora vuote, per farle piegare al suo volere. Il guaio è che restano lì, a fare ombra sulle macchine che, ignare, vi scorrono a pochi metri di distanza. Un bosco di querce antichissime andato a fuoco.Il giorno dopo ne vedremo una tra le più impressionanti, con un intero lato inclinato di vari gradi rispetto all'orizzonte e una piccola porzione quasi risparmiata, interrotta da una porta bianca nuova di zecca. Si apre, ne escono due ragazzini che poi salgono su una bicicletta. Guarderemo da vicino e vedremo che appena fuori ci sono uno zerbino, una lampada e anche qualche piantina.
La ricerca è andata a buon fine. Troviamo una camera pulita, accogliente ad un prezzo stracciato. Siamo a pochi passi dal mare. Il padrone storce un po' il naso quando gli facciamo capire che ci fermiamo una notte soltanto, ma accetta. Il nostro interprete apre il marsupio nero che ha allacciato sotto la pancia. E' pieno di bustine trasparenti che contengono erba verde. Ne prende una tra tante e la mette in mano al proprietario del palazzo, esclamando l'equivalente albanese di "Regalo"! Se ne va ridendo e dicendo che, se abbiamo bisogno di qualunque cosa, basta fare il suo nome. Lo vediamo salire su un SUV nero all'ultima moda, i vetri oscurati, qualche luce blu e verde qua e là e quattro cerchioni che girano anche quando è la macchina è ferma.
Mi affaccio sul balcone, cercando di metabolizzare tutto quello che ho visto.Mi giro a destra e vedo un palazzo grigio. E' diagonale.
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