Torno dall'Albania, e sì, ho azzeccato anche questa volta. I Balcani continuano a rendere la mia vita più felice.
Difficili da capire eppure così semplici da vivere.
Irrisolti ma quasi tormentati dalla voglia di raccontarsi.
Incontaminati ma non totalmente consapevoli della loro bellezza.
Sinceramente ospitali.
"Cerca sempre di partire dalle pecche, così il resto sarà tutto in discesa." Così mi è stato detto 10 anni fa, così continuo a fare da 10 anni. E allora parto dall' abusivismo edilizio, quello che regna sovrano e ti fa chiedere solo: perché? Palazzi finiti, a metà, buttati giù, abitati, abbandonati, a ridosso delle strade, dei monti e della costa. Costruiti dopo la caduta del comunismo nella più totale anarchia dai ritrovati proprietari - complice la restituzione dei terreni sequestrati all'epoca della dittatura di Hoxha - hanno creato un lunghissimo serpente grigio che snerva e infastidisce.
Ma di positivo c'è che le cose iniziano davvero a cambiare. A capo della svolta il lungimirante Edi Rama (ne avevo già scritto qui), l'uomo del cambiamento - quello vero - che, partendo proprio da Tirana, ha iniziato a buttar giù il cemento illegale. "La legge è uguale per tutti, ogni cosa abusiva deve essere abbattuta", presupposto perfetto; insomma, il primo passo verso il cambiamento è quello più complicato - così dice la storia - fortuna che a farlo è uno come lui. La speranza è che trovi presto una soluzione anche alle tante discariche a cielo aperto che si incrociano qua e là, forse, lo spettacolo peggiore.
Gli albanesi hanno delle fisse un po' strane: una su tutti i lavazh, tristemente conosciuti in Italia come autolavaggi... lavazh ha tutta un'altra musicalità, diciamolo. La media è di uno ogni 10 metri, uno per cittadino forse. Potevamo ripartire senza provare l'Esperienza? Chiaramente no: 300 lek (2 euro circa) per una macchina linda dentro e fuori, top. Ora so per certo di volere un uomo che mi ami quanto un albanese ama la sua macchina.
E ora le "brutte abitudini" con 3 accorati appelli: cari amici albanesi, vi prego, offrite 2 patatine, una manciata di noccioline, una mandorla, una mollica di pane, insomma, una qualsiasi cosa commestibile ai tanti che si siedono ai vostri tavoli per consumare una birra. Appello rivolto in modo particolare a quanti di voi hanno l'abitudine di servire direttamente delle sacrosante bottiglie da 66 cl. Birra e patatine vanno insieme, punto. Un applauso, comunque, alla nobile possibilità del "te le compri dove vuoi e te le mangi qui".
Momento colazione: una brioche non fa mai male. Dopo giorni e giorni di pane e marmellata 100% fruttosio si inizia ad avere giusto un po' di nausea.
Le pannocchie: quella di arrostire le pannocchie - e le vostre sono un dono dal cielo - è un'arte. Voi avete l'arte di bruciarle. Mi avete dato una pugnalata al cuore, sappiatelo.
Ultima insana abitudine: passeggiare in quelle che potremmo definire delle tangenziali è pura follia, soprattutto nel momento dell' attraversamento suicida. Personalmente ho rischiato di morire "solo" cadendo nel buco nero di uno dei mille tombini aperti, ma da 30enne matura ammetto le mie colpe e prometto di non cazzeggiare più al telefono mentre cammino... chiudeteli va.
Insomma, fate un po' le cose alla cazzo diciamolo, ma suppongo sia proprio questo il motivo del nostro incredibile feeling.
Ora lo posso dire: questa Albania l'ho proprio amata.
Ho amato il succo di corniolo del Mrizi i Zanave
le millemila pannocchie che ti accompagnano da nord a sud
i pomodori che sanno davvero di pomodori
le grandi cene di pesce a 10 euro
le spiagge quasi deserte ad agosto
2 lettini e un ombrellone a 3,50 euro
la Korça
gli spiedini di maiale di Himara
le alette di pollo di Berat
la sacrosanta abitudine di mettere l'origano ovunque
"il cielo stellato sopra di me"
le moschee accanto alle chiese, i minareti accanto alle croci russe
le köfte
il wi-fi quasi ovunque
le super chips della Taverna Uzeri Koursaros (arriverà presto il post con i ringraziamenti ufficiali ai 2 uomini che hanno reso possibile questo sogno)
i villaggi inculati con 20 anime
il tratto di strada da Valona a Tepelene
il custode della Moschea Ethem Bey di Tirana
i muli
i bamje, una droga
le strade in cui al massimo incroci un mulo e qualche mucca
i chioschi con tanto di divano rubato dal salotto della nonna
Tirana di notte
la luce che salta (e la consapevolezza che a volte senza si sta anche meglio)
la fierezza degli albanesi, quella sana che non sfocia nel nazionalismo esaltato
la frase "baresi e albanesi sono fratelli".
Queste sono le prime cose che volevo scrivere. Tutto qui.
*Ore 2. 45. Chiudete gli occhi e ricostruite la scena: un traghetto dopo un'attesa di 7 ore, una sedia di plastica umida come una rana, una porta scorrevole aperta da uno sciame insonne ogni 35 secondi, una giovane donna dai cappelli rossi con 15mila strati di vestiti e lei, la salvifica presa salva Samsung. La presa che mi ha permesso di scrivere questo post da 686595949 battute su una nota diventata più o meno lunga quanto i capelli di Raperonzolo. Nel dunque ascolto loro, godeteveli.
**Nei Pensieri ad cazzum di Agosto il perché del ritorno in Albania e la storia di Piro.