Mi piace Alberta Ferretti perché sa farti sognare, dicevamo, e sa farlo in molti modi. Di questa collezione spiccano i colori intensi, ma non troppo accesi. Salvia, prugna, petrolio, ruggine, rosa polverosi e viola accostati con estro e sapienza. Geometrie seventies su forme a trapezio, qualche fiocco di chiffon su vestitini a palloncino, fantasie indianeggianti, ma non troppo, cappottini con chiusure "di sbieco", pellicce dai colori improbabili e per questo irresistibili, tailleur pantalone con tuniche al posto delle giacche, per un'assertività tutta al femminile.Per vedere due modelli consecutivi in total black bisogna aspettare la seconda metà della sfilata, dove si impennano anche le quotazioni di decori preziosi e luccicanti come pietre e paillettes, e comunque il nero è destinato a condividere lo scettro con l'antracite e con le texture metalizzate di soprabiti e gonne.
Mi vedo già a sfidare la pesantezza della vita quotidiana vestita dei colori che più amo, il prossimo autunno (ah, quell'esatto punto di salvia! So che i prossimi acquisti saranno tutti di questo colore già da adesso), quando ecco che le modelle tornano tutte in scena per l'ultimo défilé, e spariscono di nuovo. Poi fa capolino lei, la vera star: Alberta Ferretti: minuta, sorridente, schiva: si affaccia da una parte e dell'altra del palco, agita le mani per salutare tutti, torna dietro le quinte, inghiottita dal suo mondo, quello della bellezza.