Alberto Martini rientra in quella categoria di ottimi artisti italiani quasi cancellati dalla memoria comune, forse perché meno inquadrato e inquadrabile nel pessimo cliché che vuole i nostri connazionali predisposti alla solarità, alla festa e alla ricerca dell'estetica positiva.
Non a caso Martini (1876-1954) fu spesso osteggiato dalla critica italiana, tanto che nell'ultima fase della sua prolifica carriera si autoesiliò in Francia, dove invece i suoi ammiratori abbondavano.
La cosa buffa è che di Martini si diceva spesso che, per il tratto particolarmente macabro delle sue opere, sembrava più un artista tedesco che non italiano. La giudico buffa perché Martini, allo scoppio della Grande Guerra, eseguì 54 litografie intitolate Danza macabra, tramite le quali rivelò il suo sentimento antitedesco. Stampate in formato cartolina, vennero distribuite tra gli alleati quale propaganda contro l'impero austroungarico: a tale proposito, va ricordato che Charles Carry, addetto all'Ambasciata inglese di Roma gli inviò i suoi complimenti uniti alla richiesta di una serie completa per l'Ambasciatore inglese presso il Quirinale.
Di Martini, che era pittore, illustratore, incisore, litografo e anche graphic designer, si ricordano, oltre alla già citata serie Danza macabra, le illustrazioni realizzate ispirandosi ai racconti di Edgar Allan Poe, un ciclo di ciclo di 19 disegni a penna acquarellati per l'edizione illustrata de La Divina Commedia, il ciclo Trentun fantasie bizzarre e crudeli, e molto altro ancora.
Peccato che sia quasi dimenticato.
Mi piace riabilitarto anche in un contesto (marginalmente) dieselpunk, visto l'era in cui è vissuto, e considerando soprattutto le litografie sulla Grande Guerra, che sono visionarie e cupe, ma artisticamente affascinanti.
Dal ciclo Danza Macabra, ispirato alla Grande Guerra
Autoritratto
Illustrando i racconti di Edgar Allan Poe
Pacman
Nostradamus
Magical Cat Adventure
Snake