6) “Stile ed emozioni con la chitarra del giovane Mesirca”.
STILE ED EMOZIONI CON LA CHITARRA DEL GIOVANE MESIRCA
Applausi e bis a Castellarquato
Virtuosismo e musicalità. Quando un musicista le possiede entrambe in dosi elevate si può dire che il livello è già superiore alla media. Se poi si aggiunge la capacità di tradurre i sentimenti dei compositori in musica e di sublimare la musica in emozioni da trasmettere a chi ascolta, allora possiamo affermare che ci si trova di fronte ad un artista dalle qualità eccezionali, in possesso di una grande maturità musicale. E’ il caso di Alberto Mesirca. Attraverso un recital di brani di alcuni dei maggiori compositori per chitarra di Otto e Novecento il chitarrista, originario di Marostica, ha incantato il pubblico presente nella Sala del Palazzo del Podestà per quasi due ore, regalando non solamente una grande serata di musica ma impartendo altresì una lezione di stile. Stile interpretativo, curando l’esecuzione dei brani nei minimi dettagli attraverso un vero e proprio lavoro di cesello che ha fatto apprezzare le modulazioni e le dinamiche di ogni composizione, dai robusti “fortissimo” ai “pianissimo” quasi impercettibili. Stile esecutivo, grazie alla capacità di ottenere sublimi sonorità di straordinario nitore accarezzando le corde dello strumento con un tocco di rara eleganza; stile virtuosistico, eseguendo ad impressionante velocità passaggi da brivido; e stile espressivo, riuscendo a comunicare all’uditorio emozioni di grande intensità. Il tutto, armonicamente fuso con un senso di grande bellezza estetica. [...] I lunghissimi e calorosi applausi del pubblico e due bis concessi da Mesirca, ennesima prova di eccezionale virtuosismo ed espressività, hanno posto il degno sigillo ad un concerto davvero memorabile.
Mauro Bardelli.
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7) “Imboccando una strada solitaria, vi si incammina con l’autorevolezza di un maestro”.
Attorno a un pezzo per chitarra scritto in omaggio a Florenskij, e intitolato per l’appunto Ikonostas, è sorto il programma di questo disco di chitarra, che non è raro soltanto perché è, finora, unico: a inciderlo non è stato un saggio, attempato e trasceso uomo di religione e virtuoso di chitarra – come si penserebbe – ma un ragazzo di 21 anni. Si chiama Alberto Mesirca. Che sia bravo, lo si dà per scontato, anche quando, come nel suo caso, la bravura è estrema. Non è invece scontato che venga cancellata, annientata nel fare musica, e questo genere di musica, con un programma dove la “Suite Compostelana” di Federico Mompou, il maestro della musica callada, è il lavoro più esteriore, e dove campeggiano la Suite Mistica di Vicente Asencio ed Errimina di padre Donostia... Un musicista che stimo, al quale ho fatto ascoltare il cd, mi ha regalato un commento che trascrivo qui pari pari, perché non ne saprei forgiare uno più appropriato: “Questo ragazzo suona come un pianista dell’ Est alla fine della sua carriera”.
Non è quindi ammissibile che io stia zitto di fronte a un fatto di questa portata artistica. Stiamo navigando – con i programmi dei concerti e dei dischi di chitarra – nelle delizie del crossover e della musica etnica: nessun anatema, va tutto benissimo, i chitarristi spendono a piene mani la locuzione “il nostro strumento” e si trovano a loro agio con il tango. Perché criticarli? Fanno del loro meglio, no? Però, quando dal gruppo se ne stacca uno che, a vent’anni, ha il coraggio di incidere un disco del genere, di porsi coerentemente fuori da ogni scia, imboccando invece una strada manifestamente solitaria, e vi si incammina con l’autorevolezza di un maestro, bisogna far squillare le trombe, avvertire chiunque abbia orecchio fine e mente sveglia, e fargli constatare che la chitarra può volare in alto, molto in alto, e selezionare i suoi ascoltatori non tra gli aficionados dello strumento, ma tra coloro che ascoltano la più raffinata musica da camera.
Angelo Gilardino, Suonare News
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8) “Si giunge alla verità passando attraverso la poesia”.
SCARLATTI
In questo cd, il giovane chitarrista Alberto Mesirca offre una sua visione della musica di Scarlatti: innanzitutto egli ha scelto e trascritto di persona le Sonate che meglio si prestavano al suo progetto, e già questa sede ha rivelato la serietà e l’originalità della sua chiave interpretativa. Nell’esecuzione, poi, ha accentuato l’autonomia idiomatica della chitarra, e la congenialità della medesima al dettato scarlattiano, affrancandola totalmente da ogni proposito mimetico nei riguardi del clavicembalo, anzi, quasi sfidando quest’ultimo nella scorrevolezza brillante e nella limpida realizzazione degli ornamenti. Sembrerebbe che il chitarrista abbia fatto propria la convinzione di Kirkpatrick, là dove questi scrive: “secondo le nostre conoscenze Scarlatti non suonò mai la chitarra; tuttavia, nessun compositore ne subì il fascino quanto lui. [...]”.
Dai tempi in cui Felipe Pedrell e Manuel de Falla rimarcarono gli aspetti chitarristici delle Sonate, si è detto e scritto molto a riguardo, e tuttavia mai come in questo ascolto la relazione tra la musica di Scarlatti e la chitarra diviene evidente e percettibile come valore poetico: che il grande maestro del clavicembalo ascoltasse i chitarristi è verità che, nelle esecuzioni di Alberto Mesirca, non si propone più in chiave estetico-musicale, o come constatazione musicologica, ma che lampeggia in sonorità melanconiche o roventi, in fiere scansioni ritmico-cordali e in sublimi enunciati melodici, ove si annulla la distanza tra l’idea e la sua incarnazione in suoni. Qui si ascolta, non la musica dei gitanos assimilati dalla popolazione andalusa e dalla sua cultura, ma la stupenda astrazione che il genio di Scarlatti ha operato a partire dalla Spagna reale e storica, un’astrazione nella quale arde il palpito naturalistico che ci fa udire lo scalpitare degli zoccoli ferrati dei cavalli sulla dura terra delle Esperidi e della Castiglia, e la voce solitaria e struggente, quasi metafisica, di anonimi cantaores perduti in quella che Lorca chiamerà “la notte senza paesaggio”. La luce e la tenebra della musica scarlattiana trovano nelle infinite gradazioni timbriche della chitarra le loro equivalenze sonore più immediate e avvincenti, e allora non occorre più scrutare il testo musicale per riscontrare ciò che Falla aveva affermato a partire da un’intuizione: si giunge alla verità passando per la poesia.
Angelo Gilardino, Seicordehttp://feeds.feedburner.com/ChitarraEDintorni