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Alberto Sordi: Tutto Quello Che Ancora Ci Meritiamo

Creato il 25 febbraio 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Valeria Arena 25 febbraio 2013 Alberto Sordi: Tutto Quello Che Ancora Ci Meritiamo

Per chi è cresciuto con le opere di Nanni Moretti, o ha scelto il regista come guru personale, la figura di Alberto Sordi sarà sempre legata alla scena di Ecce Bombo in cui «ma che, siamo in film di Alberto Sordi? Sì, bravo bravo… te lo meriti Alberto Sordi!», urlato dallo stesso Moretti, risuona nel silenzio di un piccolo bar. Lo stesso autore che in Sogni d’oro ci dice: «io non parlo di cose che non conosco», e quindi una di quelle persone che ha sempre veicolato sacrosante verità. Quella frase, così semplice e diretta, contiene in sé il respiro di un’epoca, oltre che l’ossatura perfetta di chi l’ha creata e continua a viverla. La grandezza di Moretti si riconosce proprio da questa sua eccezionale capacità di sintesi, come quando, attraverso una partita di pallanuoto, ci raccontò un declino politico. Devo però fermarmi, perché il mio si sta trasformando in un omaggio a Moretti, piuttosto che a Sordi, del quale si celebra il decennale della morte, anche se il mio articolo non vuole essere un tributo all’attore romano, ma un ricordo di quello che ha rappresentato, e continua a rappresentare, soprattutto a livello sociale e culturale, per il nostro paese. Le parole di Moretti contengono una grande verità: il considerare Sordi l’incarnazione perfetta dell’italiano medio; fin qui in effetti niente di nuovo, niente che non sia già stato ripetutamente scritto e detto. Probabilmente lo stesso Sordi era l’italiano medio, o magari si divertiva soltanto a cavalcare l’onda di una polemica che giovava al suo personaggio, basti pensare alla tranquillità con cui faceva circolare le proprie idee politiche, spesso non-idee, al suo pubblico, e alla leggerezza con cui ci scherzava su. In questo senso Sordi ha capito l’importanza del suo ruolo e il funzionamento del sistema mediatico, che ha sempre cercato di sfruttare a suo favore.

Alberto Sordi: Tutto Quello Che Ancora Ci Meritiamo

Al di là del Sordi soddisfatto e divertito nel rappresentare l’italiano nella sua pienezza, in Italia c’è sempre stata un’altra tendenza, quella del compiacimento, del sentirsi lusingati e rallegrati, del successo e del non biasimarsi mai. D’altronde la nostra trasposizione cinematografica era talmente perfetta che non si poteva fare molto, o ci si indignava o ci si divertiva. Noi abbiamo scelto la seconda. Servile con i più forti e arrogante con i deboli, mammone, mitomane e spesso nullafacente, furbo, rozzo, qualunquista e insofferente alla regole, seguendo un po’ la scia del «facciamo un po’ come cazzo ci pare» della Casa delle Libertà di Guzzanti, l’italiano di Sordi ero tutto questo e molto di più, e quel qualcosa di più sta proprio nel parlato, nei gesti, negli sguardi e nei movimenti che spesso, anche involontariamente, riproduciamo, come il suo «io sono io e voi non siete un cazzo» o «maccherone, m’hai provocato e io te distruggo! Maccherone, io me te magno!», di fronte al piatto di pasta preparato dalla mamma. Mancano però due motivi importanti: la simpatia e il riscatto. L’italiano di Sordi fa ridere, quindi è più facilmente digeribile, per cui la soddisfazione di immedesimarsi, e scoprire che nonostante i numerosi difetti si è simpatici, è tanta. L’italiano di Sordi è qualunquista, ma è anche una bandiera che va dove il vento la spinge, un po’ di qua e un po’ di là, è un buffone che diverte anche quando racconta tragedie e disastri. Allora di cosa ci lamentiamo? Sordi ci insegna a volerci bene e non vergognarci di noi stessi, soprattutto se abbiamo poco spirito critico.

Alberto Sordi: Tutto Quello Che Ancora Ci Meritiamo

Francesco Torre, direttore artistico del Cineteatro Francesco Alliata di Catania, durante un’intervista, mi ha detto un’altra sacrosanta verità: Sordi è una figura onnisciente, che entra nella tua quando meno te l’aspetti, e non sai spiegare né come né quando sia successo, e con cui devi fare i conti sempre, perché è l’Italia. Niente di più vero. Sordi è probabilmente l’attore italiano che è rimasto più radicato ai nostri ricordi e alle nostre coscienze, sia positivamente che negativamente, perché è stato l’artista che più ci ha voluto bene e che più ha amato l’italiano in ogni sua forma e rappresentazione. Come quando vuoi bene a un figlio maleducato e indisciplinato, ma non fai nulla per indirizzarlo sulla retta via, e lo riempi di caramelle. In Sordi ci siamo compiaciuti, e se dopo molti anni continuiamo a riconoscerci nel qualunquismo e nell’essere reazionari dei suoi personaggi, probabilmente la colpa non è solo dell’attore romano e di chi lo ha assecondato e sostenuto, probabilmente ce lo meritiamo davvero. Sicuramente faremo un torto all’attore e all’uomo, se addossassimo a Sordi una responsabilità che da solo non può sostenere, è che senza dubbio si divertiva ad avere, ma sarebbe più giusto, almeno in questo caso, biasimarci e renderci conto del contribuito che abbiamo dato nel trasformare Sordi in un eroe nazionale. La linea sottile tra l’uomo e lo spettacolo, tra la sua anima e ciò che conveniva mostrare, tra l’essere buffone ed essere intellettuale, non esiste più, e tutto si fonde. Sordi rimane tutt’ora un enigma. Forse ha sempre avuto ragione Moretti quando, nel chiarire la sua critica, disse di non avercela personalmente con Sordi, ma con i personaggi da lui scelti e interpretati, e con il clamoroso successo che avevano, e che ancora adesso hanno; quindi siamo noi l’uomo del bar di Ecce Bombo. Siamo noi che ce lo siamo sempre meritato. Ne Il Caimano Moretti ci delizia con un’altra perla, Jerzy Stuhr ci dice «siete un popolo a metà tra orrore e folklore», che è la sintesi perfetta di quello che ho cercato di dire, e di come il caso Sordi può essere applicato a molti altri personaggi.

Alberto Sordi: Tutto Quello Che Ancora Ci Meritiamo


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