Album di famiglia – Ergaster e cugini

Creato il 05 maggio 2013 da Queenseptienna @queenseptienna

Homo ergaster

Continuiamo a sfogliare il nostro album di famiglia! Sì, lo so che è passato parecchio tempo dal mio ultimo articolo, ma ho avuto il mio bel daffare coi racconti di Sole a Mezzanotte insieme agli altri membri della redazione.

Ora le cose iniziano a farsi interessanti. Finora siamo rimasti in Africa, ma le cose stanno per cambiare: l’Homo ergaster fu la prima specie del genere Homo a lasciare il continente africano per trovare nuovi ambienti da colonizzare. Proprio questa specie darà origine al famoso Homo erectus asiatico, spesso confuso con l’ergaster africano ma in realtà successivo a esso.

Guardando il cranio si riesce già a vedere una certa somiglianza con la nostra specie, anche se il toro sopra-orbitario (ossia le arcate sopracciliari) è ancora molto prominente.
L’Homo ergaster è esistito in Africa fra due e un milione di anni fa; la sua capacità cranica era di circa novecento centimetri cubici, quindi doveva possedere una elevata intelligenza. Nella fotografia si vede bene la fronte piatta e sfuggente che, insieme alle ossa craniche spesse e alla faccia abbastanza piatta, contribuisce a definire un aspetto quasi umano ma ancora scimmiesco.
La seguente immagine ritrae è una probabile ricostruzione del volto di un Homo ergaster:

Come si può vedere, il naso aveva delle grandi narici (cosa testimoniata dall’apertura nasale dello splancnocranio proiettata in avanti) che probabilmente erano un adattamento al clima secco in quanto permettevano di umidificare l’aria inspirata, capacità molto utile nella savana in cui questa specie viveva.

I femori dell’ergaster erano più massicci di quelli della nostra specie e il bacino era più stretto, quindi doveva essere più adatto di noi alla corsa. Questa caratteristica indica che la sua abilità venatoria doveva essere maggiore di quella del precedente Homo habilis: probabilmente l’ergaster viveva di caccia e raccolta e quest’ultima doveva essere la colonna portante della sua dieta.
I processi spinosi delle vertebre erano più grandi di quelli umani, quindi gli ergaster avevano dei grandi muscoli che conferivano loro una notevole forza fisica, maggiore di quella media della nostra specie.

Uno dei fossili più importanti, nonché il più famoso, è quello del “ragazzo di Nariokotomè”, ritrovato in Kenya:

Si tratta di un giovane maschio alto circa un metro e sessanta centimetri, una volta adulto avrebbe probabilmente raggiunto la ragguardevole altezza di un metro e ottanta centimetri, ovvero sopra l’altezza media attuale degli italiani.

Circa un milione di anni fa l’Homo ergaster ha lasciato l’Africa in cerca di ambienti più ospitali (probabilmente cercava di sfuggire al clima secco dell’epoca) e questo è un evento importantissimo: per la prima volta che un Ominide lascia il continente africano e darà origine a nuove specie di ominide tipiche del continente euroasiatico, ovvero si evolveranno degli ominidi fuori dall’Africa. Questa migrazione è conosciuta come “Out of Africa I”.

Homo erectus

Molto più famoso del suo predecessore africano e spesso confuso con quest’ultimo, l’Homo erectus è in realtà una specie successiva all’ergaster e tipica dell’Asia.

Il volume endocranico poteva oltrepassare di poco i mille centimetri cubici; l’osso frontale era appiattito, cosa che indicava uno scarso sviluppo dei lobi frontali del cervello (molto sviluppati nella nostra specie).
Uno dei reperti più importanti di questa specie è stato trovato a Giava ed è datato ottocentomila anni fa, ma il ritrovamento più sensazionale è stato effettuato nella cava di Zhoukoudian, in Cina: resti di focolari. I reperti certificano la capacità dell’Homo erectus di controllare il fuoco fra duecento mila e cinquecentomila anni fa. La scoperta del fuoco è stata rivoluzionari, in quanto permetteva di proteggersi dai predatori e dava la possibilità di ampliare l’alimentazione attraverso la cottura. Purtroppo non è possibile sapere se l’erectus avesse anche la capacità di accendere dei fuochi, tuttavia è più probabile che potesse solo conservare dei fuochi accesi per cause naturali (per esempio da fulmini) perché l’accensione dei fuochi è un’operazione molto complessa e probabilmente oltre le capacità di questa specie ancora piuttosto primitiva.
Esistono dei reperti più antichi che farebbero pensare una simile capacità di controllo del fuoco da parte dell’africano Homo ergaster, ma le scoperte non sono confermate e gli studi sono ancora in corso.

Homo heidelbergensis

In Europa, fra mezzo milione e centrotrenta mila anni fa, si poteva trovare un’altra specie di ominide denominata Homo heidelbergensis. Era molto simile all’erectus ma aveva una maggiore capacità cranica. Reperti di questa specie sono stati trovati nel Regno Unito, in Spagna, in Germania, in Grecia e in Italia, dove i reperti più famosi sono quelli di Ceprano (Frosinone, Lazio):

Purtroppo il reperto di Ceprano è molto incompleto, ma è uno degli ominidi più antichi d’Europa, coi suoi novecento o ottocento mila anni.
I reperti evidenziano anche un uso sistematico del fuoco e delle grotte come ripari.

Alle specie ergaster, erectus e heidelbergensis è associata l’industria litica Acheulana, caratterizzata da una forma detta “bifacciale”:

Il bifacciale aveva due lati taglienti e veniva ricavato dalle schegge e non dal nucleo, come invece faceva l’Homo habilis. Date le forme è probabile che fossero asce da pugno, cioè strumenti usati per tagliare vari materiali, fra cui anche carni. La forma simmetrica degli utensili tipici dell’industria Acheulana indica un’elevata intelligenza.

Tutte e tre le specie si nutrivano prevalentemente di materiali vegetali (i più facili da ottenere), ma integravano la dieta con alimenti di origine animale ottenuti con lo sciacallaggio (consumo di animali già morti) oppure tendendo trappole a prede non troppo grandi. In ogni caso la componente animale della dieta era più importante rispetto all’habilis.

La prossima volta ci occuperemo di un nostro lontano cugino che, però, non fa parte della nostra linea evolutiva: l’Homo neanderthalensis.


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