Alcune considerazioni sul progetto di riforma dell’ordinamento giudiziario

Creato il 12 marzo 2011 da Barbarabarbieri

La prima reazione dell’opposizione all’annunciata riforma dell’ordinamento giudiziario da parte dell’attuale governo è stata quella di un assalto alla costituzione italiana, il 10 marzo infatti il Manifesto aveva in prima pagina una gigantesca vignetta del governo che letteralmente calpestava la costituzione. In realtà la nostra è una tra le costituzioni più blindate, nel senso che è possibile modificarne gli articoli solo con una maggioranza qualificata. Ho grande rispetto delle opinioni e delle altrui  considerazioni tuttavia ritengo che alcuni principi presenti nella nostra costituzione possono e devono essere modificati seguendo l’evoluzione storica del nostro paese e i cambiamenti sociali che si sono susseguiti negli ultimi decenni. Il nostro ordinamento giuridico ha bisogno di una riforma di cui si parla da più di venti anni senza averla mai attuata. L’iter della  riforma della giustizia annunciata in questi giorni sarà lungo e mi auguro che si arrivi davvero alla sua attuazione. In Italia siamo tutti spesso arroccati e immobili ognuno sulle proprie posizioni , spesso motivate più dalle nostre opinioni politiche,  che da un’analisi oggettiva dei contenuti anche con la finalità di modifiche e revisioni che portino, come  chiesto dall’opposizione,  a una condivisione dei contenuti. Ci basti vedere quello che sta succedendo ed è successo con il decreto sulla conciliazione obbligatoria che diventerà in parte legge definitiva dal 21 marzo prossimo. In questo caso non sono i magistrati,  ma gli organismi dell’avvocatura e gli avvocati a fare muro contro il decreto. Ecco un dato su cui riflettere:  9 mesi sono il tempo medio perchè un tribunale tedesco arrivi a formulare  un giudizio di primo grado in una causa civile. In Italia se si è fortunati, ribadisco se si è fortunati,  in nove mesi si arriva al massimo alla prima udienza di presentazione dell’atto di citazione e di comparsa davanti al magistrato per un procedimento civile. Se diciamo a priori è tutto giusto oppure è tutto sbagliato a rimetterci sono e saranno sempre solo i cittadini italiani.

Barbara Barbieri, 12 marzo 2011


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