Alcune note economiche sul virus letale per metà della popolazione mondiale

Creato il 29 novembre 2011 da Elvio Ciccardini @articolando

Che quello dell’influenza sia un business contagioso è un sospetto che in molti anno avuto. La Stampa ne parlava dal 2009 e non era l’unico giornale a farlo.

I numeri della pandemia di allora erano fin troppo rassicuranti dal punto di vista medico. Purtroppo erano allarmanti dal punto di vista economico. Milioni e milioni di euro, o di dollari se preferite, vennero letteralmente bruciati nell’acquisto di farmaci e vaccini antinfluenzali…

Da un lato gli uomini erano terrorizzati dal virus H1N1 che veniva chiamato “pandemico”. Dall’altro le aziende farmaceutiche, con una certa connivenza politica e dei media, si fregavano le mani, in vista di utili miracolosi.

Il giro d’affari dell’influenza valeva 10 miliardi di dollari per aziende farmaceutiche come Big Pharma, chiamate in fretta e furia a preparare l’antidoto.

Stando ai calcoli di J. P. Morgan i governi dei vari paesi avevano prenotato, presso le 3-4 aziende in grado di produrre il vaccino su larga scala, almeno 600 milioni di dosi, per un controvalore di 3 miliardi di euro, circa 4,3 miliardi di dollari.

La Francia si impegnò con un ordine di 94 milioni di dosi e un assegno da 1 miliardo di euro.  J. P. Morgan stimava che, alla fine, ai 600 milioni di dosi già prenotate se ne sarebbero sommati altri 350 milioni, per un’ulteriore fattura di oltre 2 miliardi e mezzo di dollari, più di 1,8 miliardi di euro.

Di fatto, per Big Pharma fu un affare. Il miliardo di dosi prenotate, o in via di prenotazione, fu largamente insufficiente a coprire una popolazione mondiale che sfiora i 7 miliardi di persone. Ma era, più o meno, il massimo che gli impianti potevano produrre, sotto forma di fiale da iniettare (in Europa) o di spray nasale (negli Usa). Per cui le rimanenze di magazzino furono nulle.

I giganti dell’industria farmaceutica protagonisti del business miliardario erano i soliti noti, da GlaxoSmithKline a Sanofi Aventis, passando per Novartis, Astra Zeneca. Non solo vaccini però.

Oltre agli antinfluenzali infatti ci sono anche le medicine per chi, l’influenza, l’ha già presa. Anche qui, Big Pharma a dominava e domina il mercato. Anzitutto con il Tamiflu della Roche. E poi con il Relenza, ancora di GlazoSmithKline.

Secondo J. P. Morgan, Tamiflu e Relenza avrebbero portato, rispettivamente a Roche e Glaxo, vendite per 1,8 miliardi di dollari nei paesi ricchi, più 1,2 miliardi di dollari nei paesi in via di sviluppo. Complessivamente, altri 3 miliardi di dollari, oltre 2 miliardi di euro.

Fra vaccini e medicine, il rischio pandemia valse, per Big Pharma, circa 10 miliardi di dollari.

Quello dei vaccini è un business relativamente recente e che, in origine, non sembrava convincere troppo le aziende farmaceutiche multinazionali, che ricavavano meno della vendita di un farmaco ordinario. Pioniera del settore fu la Wyeth con un vaccino contro lo pneumococco (84 dollari a dose), seguita dalla Merck con uno contro il papilloma (130 dollari a dose). A questo punto Big Pharma ha scoperto il settore dando inizio al grande Risiko farmaceutico: Novartis ha comprato Chiron, Sanofi ha preso Aventis Pasteur, Astra Zeneca Medimmune, Glaxo ID Biomedical, ancora Sanofi la Acambis, Pfizer ha assorbito Wyeth.

Una concentrazione di mezzi e ricerca non indifferente che, onestamente, tutto sembra tranne che fatta a vantaggio dell’umanità. Rimane ancora una ulteriore domanda, però, da porsi, chi c’è dietro a questi nomi? Di chi sono queste aziende? I giornali ancora non ce li dicono e, forse, non lo diranno mai.

Intanto i giornali ci informano che, in laboratorio, dal famoso virus della “non pandemia H1N1″ si è arrivati alla creazione del virus H5N1. Gli stessi giornali scrivono che questo prodotto di laboratorio potrebbe uccidere la metà della popolazione mondiale. Sarebbe bello comprendere su quale fonte scientifico statistica si possa basare questo dato. Sempre oggi, continuando, nessuno è in grado di stimare quanti dollari possano essere legati a questo mercato. Cosa ancor peggiore è che si sta dibattendo sull’opportunità o meno di pubblicare il processo scientifico che ha portato alla mutazione del virus.

Se non è terrorismo sanitario questo… non saprei come altro definirlo.


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