Gropiusstadt, Berlino, Neukölln – fotografia di Marco Del Pra’
Di STEFANO DELLA TOMMASINA
I
Anafora
Profili di colline in terracotta, l’edera di un campanile,
i portici del borgo per dividere la luce. Il povero
regala un gesto appena uscito dalla pietra. Il pellegrino
(i tatuaggi vividi di un’anfora, una barca tutta da rifare
un mare a fiotti tra i capelli, quasi una fontana umana)
lo raccoglie all’angolo dove trent’anni prima il giovane
fissava la piazzetta e disilluso non capiva. Il luogo era
già fato, enorme giara, anafora.
II
Her
Minimalismi. Piani
che l’OS aspira e ne fa mondi.
Ma non questo diagramma orizzontale, orna
mentale. Paura e forma del respiro.
Certe velocità hanno lasciato l’umido del fiato
ai vetri. Oltre le luci e i grattacieli
le idee combattono la fede. Chi crede libera
il vuoto oppure libra il corpo, la parte che più eccede
l’aria, il fuoco, l’acqua. Quello che non ritorna.
III
Dettato: her
Magico, reale. Dall’acqua fino
ai piedi: i grattacieli hanno radici.
Bastano ai tramonti questi abbracci,
ombre placcate, ottoni di una fede avita.
Resistere sui tetti è scrivere un dettato:
le lettere falsificano l’alba, copie della
disperazione. La solitudine se esiste
illumina le finestre. I pochi solidi
barlumi fingono innocenza
chiedono l’anonimato.
IV
Eve
Luce di una disciplina quotidiana. Il gesto
di una donna. I veli bianchi, nella trasparenza,
dicono che è giorno, che stendersi fa il bene
delle piante. Nell’atrio generato da un’allodola
metà dell’anno implode, dividendosi l’autunno.
Regala porpora alle ombre della luna piena.
Ella tra i fuochi sembra una maga adolescente
uscita dalla gabbia. Ora, soffiando nella polvere,
rigenera la forma del torace, fa di ogni uomo
che la sente dentro il primo uomo.
V
Statue
Per tornare al punto che riunisce le coscienze
dovremmo considerare nel concluso orto il seme
la malferma terra il manto erboso e infine l’ornamento
occasionale di ranuncoli. Capire gli alberi
posare accanto a loro e diventare statue dal respiro
corto, carne differita del passato e del futuro frutto.
VI
Concime
Questa puttana quando è stata buona ha concimato un giovane che odiava il seme
era scarlatto il finestrino inutile l’odore e un fianco disossato sulla guancia più
calda
il capriolo aveva numerose ustioni al collo e non capiva cosa fare agli altri del dolore
gli alberi selvaggi sul torrente giuravano di non vedere felci e massi enormi al seguito
ora camminano il ragazzo e la puttana guardano le cose rovinate in fondo al greto
e al capriolo donerebbero l’amore più incapace un figlio e quello che del fiato resta.
VII
Senza alfabeto
Giorni di elenchi. Coppie di anacoreti
fissano la valle, una sottile nebbia
simile a un’aureola. La caverna dietro
ha un fuoco debolmente acceso
e l’ombra oblunga di un giaciglio.
Vivono in piedi, altissimi, senza un alfabeto.
Se capiscono qualcosa è un’espressione
gettata a caldo dentro al pozzo d’occidente,
un po’ di febbre che non basta a fare
di ogni nuova linea una carrucola.
VIII
Fuoco
Scrivo spedito ora che una coronaria
cede candidamente al plesso salutando
versi e nuvole (così non starai più dietro,
suola tardo novecento). Meglio le belle prose
in lattice, laghi e animali usciti dai vulcani,
giocando, ripetendo acqua, acqua. Il Figlio,
Il cane fulvo (agnello in cartolina) hanno lo sguardo
fisso, pensano di stare vivi a lungo nell’istantanea.
Qualcosa sta bruciando nelle mani ruvide del Padre.
Del Padrone. Fuoco.
IX
Madonne
Spuntano le corna ai rampicanti.
Reclute a branchi allungano nei prati
strisce, disinfestazioni.
Capitali effimere supine ai rami semplici del fico
spargono veleni. Cortei di pietra pomice perdono
il filo, cercano nella materia una ragione,
ridiscutono le direzioni.
Poi la colonna trema e solo il caso
ci indica alla terra. Abbiamo rivissuto in pace
le macerie. Adesso siamo le ebeti madonne
in cornicioni che si reggono da soli.
X
Neukoln
Cubismo popolare in fila al mellotron:
bisbigli, comunismo di bassissima
estrazione. La pausa dal pedale ai tasti
sibila parole d’ordine: GODITI IL SILENZIO –
ROVINA MONUMENTI. Foto di pelle nera e sigarette,
segni di un incombente fato. Adesso mescoli
le carte. Peschi nella memoria. La strategia non troverà
soldati fusi in piombo o fiches che cambino la ruota
alla fortuna. La poesia in miniera è cosa d’altri
tempi: scene selvagge. Umani dei. Eroi nati nell’oro.
Per le nazioni, come per le città, ci sono solo
elenchi, ipocriti musei, litoriproduzioni. Andiamo
Enola, tu ed io sul dorso dei delfini, sulle città
irreali (those that build them again are gay)
Londra Varsavia Arabia, via vai fantasma
nella Berlino vecchia e poi via, via nuovissima Turchia!
XI
Global
Le frontiere si dissolvono nell’afa
sono miracoli del primo pomeriggio
prima del dolore, dopo il parto
semplici regali della terra incolta,
razze incrociate nei sentieri
dove si perdono le bussole
e il seme troppo fondo si dimentica.
Non si discostano le labbra dalle gemme scure
di uno scomodo frutto. Sfidano l’aria incerta, il modo
che riporta a terra logore maturità, equilibri di colore
che rasentano il giallo e in un secondo tempo liberano
il viale, gli alberi, la neve artificiale di una realtà circense.
Se cogli al volo un dialogo di nervi l’occhio si riproduce,
i capillari rossi, come minuscole dionee, divorano
ogni fantasia possibile; le nari sembrano infette.
Ora che le edicole si chiudono lungimiranti, i titoli di coda
minimizzano, rendono lo strabismo fatalmente estetico.
Il nero dagli occhi bassi è l’unico a vedere abusi
trasversali, prove di segmenti, relazioni in vetro
e nel disgelo i figli fissano le asiatiche sui marciapiedi
tumulati, chini al davanzale come gambi decimati,
non possono implorare la moria delle uniformi bianche
per restituire un sosia al padre, quasi un capo indiano
che neppure si ricorda dove giace la sua America.
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Nota
Neukoln:
Neukölln è un quartiere (Ortsteil, in tedesco) di Berlino. Amministrativamente, appartiene all’omonimo distretto (Bezirk, in tedesco).
Il quartiere è uno dei più densamente popolati di Berlino, con una popolazione di 154 127 abitanti (2009). È caratterizzato da un’alta percentuale di immigrati, soprattutto di origine turca e russa. Negli ultimi anni, la zona più settentrionale di Neukölln, ossia quella intorno a Hermannplatz e spesso nota come “Kreuzkölln”, ha subìto una trasformazione e gentrificazione e ha visto un enorme afflusso di studenti e artisti, rendendo la zona sempre più popolare.[1] (Wikipedia).
per i versi:
“Andiamo
Enola, tu ed io sul dorso dei delfini, sulle città
irreali (those that build them again are gay)
Londra Varsavia Arabia, via vai fantasma
nella Berlino vecchia e poi via, via nuovissima Turchia”
non sfuggiranno le suggestioni e le citazioni da Eliot e Yeats.
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Stefano Della Tommasina (Massa, MS, 1962), ha pubblicato alcuni testi online sul sito Poeti e Poetastri nella rubrica Per il Verso Giusto e in volume sulle antologie Verba Agrestia, Il Segreto delle Fragole e L’Amore ai Tempi della Collera, tutte edite da Lietocolle. Quest’anno ha vinto il Concorso Opera Prima di Poesia2punto0 con la silloge intitolata Museo Bianco.