Valigia blu, “Alfonso Signorini, l’autobiografia del berlusconismo (e del Paese)”: Silvio Berlusconi deve molto a personaggi come Alfonso Signorini, secondo solo a Maria De Filippi nella capacità di costruire immaginari simbolici, ma probabilmente ancora più decisivo per la sua capacità di mediazione e mescolamento tra generi e linguaggi dei media (i due, tra l’altro, hanno un fortissimo rapporto amicale e professionale).
Questione della decisione, “Fisica del gatto che cade: perché atterra sempre sulle zampe?”: Ebbene, il gatto ci riesce dividendo il suo corpo in due diversi assi di rotazione. Per capirci è, in maniera intuitiva, quello che succede quando strizziamo un panno bagnato: il gatto cioè, fa ruotare più velocemente la parte anteriore del proprio corpo ritraendo le zampe, come fanno i pattinatori quando vogliono aumentare la velocità di rotazione e portano le braccia vicino al corpo, mentre diminuisce la velocità di rotazione posteriore estendendo le zampe dietro.
La Disoccupazione Ingegna, “Questo colloquio non s’ha da fare”: Ieri e oggi, avendo moooolto tempo libero, ho riflettutto un pò su tutti i colloqui che mi “puzzano”, che già dall’inizio mi danno il sentore che sono tutte parole e poco lavoro.
Fabristol, “Generazione bip”: Sicuramente c’è un motivo per il quale si usano i bip – è un suono che può sovrastare i bassi per esempio – però a me non importa un granché: io i bip li odio a morte e faccio di tutto per comprarmi o utilizzare strumenti che abbiano la possibilità di disabilitarli.
Sono Storie, “io sono qui”: Sarà la sindrome da elettore del PD, quando dall’altra parte si palesa il pornonano ridens, ma io – quando incontro una di quelle mappe – lo so in partenza che sono destinato alla sconfitta.
Call me Leuconoe, “Voglio avere di nuovo vent’anni”: Voglio avere di nuovo vent’anni, e iscrivermi alla Sapienza invece che a Tor Vergata. Voglio avere paura di guardare negli occhi la Minerva al termine del vialetto con le piante rampicanti, che si sa, se la guardi negli occhi poi mica ti laurei. Voglio seguire le lezioni di linguistica dal gabbiotto del bidello, perché in aula non c’è posto, e voglio parlare male di quei perfettini di Giurisprudenza e delle loro giacche e cravatte, e voglio sentirmi spaesata in un mare di persone.