Dear Miss Fletcher, “Marzo 1906, Buffalo Bill a Genova”: E immaginate lo stupore dei genovesi, se leggete le cronache del tempo e i racconti dell’epoca saprete che alla stazione c’era un folla di curiosi ad attendere questa strana compagnia. Gli indiani a Genova! E chi li aveva mai visti! Provate a pensare a questo evento come se voi stessi foste uomini e donne del 1906, si può ben capire lo stupito entusiasmo degli spettatori. La zona dove si terrà questa originale esibizione è quella della Spianata del Bisagno, in quell’area in seguito sorgerà Piazza della Vittoria.
Riccardo Bocca, “Quanto è grande questo Gazebo”: Non conta il tema delle sue esplorazioni, e neppure la durata o la contingenza di cronaca. Nella totale indifferenza allo scoop, alla ricerca del giornalismo-clamore, e alla necessità fittizia di catalogare il mondo, si palesa il reale nella sua pura essenza. Un minimalismo lirico in cui Zoro non è il simbolo del potere televisivo, ma un cronista-compagno di persone in bilico.
Left wing, “La scandalosa idea di abolire la galera”: Sembra una provocazione, ma non lo è. Manconi prova a dimostrarlo, spiegando – dati e statistiche alla mano – che abolire il carcere, mantenendolo solo per alcuni reati più gravi, non sarebbe un’utopia moralistica, ma una decisione razionale ed efficiente per il sistema. Perché il carcere italiano non funziona come dovrebbe, è criminogeno, viola i diritti umani, è costoso e ha perso ogni capacità di rieducare il condannato, mentre le uniche funzioni che oggi gli ritroviamo attribuite nel dibattito pubblico sono l’allontanamento e il controllo di soggetti pericolosi e la reazione vendicativa. Sorvegliare e punire.
Dude Mag, “Morandi l’anti-eroe”: Ma la quotidianità di Gianni dalle mani grandi è amena, anche un po’ edulcorata. Che poi è quello che ci piace tanto e che ci fa sentire italiani. I colori accesi di una mattinata trascorsa nel giardino di casa a potare le piante. Attira meno invece la quotidianità dimessa delle nature morte di Giorgio, pittore di piccole tragedie metafisiche. Artista, ma pittore prima di tutto, perché quelle pastose pennellate ad olio provengono dalle sue mani, ma anche gli evanescenti veli di acquerello che scandiscono con ritmo essenziale ed elegante i volumi di una realtà indagata fin nelle viscere.
Frizzifrizzi, “On the grid: la guida di New York fatta dai designer, per i designer”: On the grid, però, è una guida ancora più particolare: innanzitutto è online, e non su carta; e poi è stata realizzata da uno studio di design (Hyperakt, di base a Brooklyn) chiedendo a tutta una serie di agenzie creative di raccontare i luoghi più interessanti del proprio quartiere, andando così a creare un’enorme mappa/lista (tuttora “in progress”) delle varie zone della città, evidenziandone i luoghi giusti dove andare a mangiare, a bere, a fare acquisti, a godersi un po’ di riposo, a visitare musei e gallerie, spazi di co-working…
Ma la notte no!, “Tornare è un po’ come morire, ma solo un po’”: Il rientro al lavoro credo sia duro un po’ per tutte, di più per chi non può aspettare che sia grandino, credo. In questi giorni mi scalda il cuore la solidarietà di alcune amiche, mamme lavoratrici e non, che si rendono conto di come potrà essere. Mi da un po’ i nervi chi mi dice Beata te! E non perché ho un lavoro, che di questi tempi purtroppo pare essere una fortuna e non un diritto. No, beata me perché almeno non sto a casa tutto il giorno con i figli.