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alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 14.02.13

Creato il 14 febbraio 2013 da Plus1gmt

Carmilla, “Kathryn Bigelow: Zero Dark Thirty”: E’ vero. Ma è vero anche il contrario. Non si giustifica, né si scusa, né si fa apologia della tortura in Zero Dark Thirty. E neanche la si critica. Sbaglia chi cerca di “assolvere” la regista. C’è una guerra, estrema, feroce, non ci sono mezze misure. Il film procede con gli archetipi classici del genere thriller-spy story, al quale appartiene a pieno titolo. I nemici sono decisi a tutto, stragisti, esseri mimetizzati, senza personalità, abbastanza disumani.

Yellow Letters, “Sveglia”: Adesso ho capito perché ti piace puntare la sveglia mezz’ora prima e poi svegliarti, prendere il telefono, inserire l’ora giusta e abbracciarmi di nuovo – sapere di avere mezz’ora così, di dormiveglia e tepore, col gatto che ci salta sul letto e cerca di infilarsi tra noi che ci giriamo, cinque minuti faccia a faccia a dirci buongiorno, cinque minuti di te che mi avvolgi e mi dici, tra poco vado a prepararti il caffè

Diciotto Brumaio, “Mentre tutto precipita”: “Ormai la comunicazione interpersonale diretta tra umani si sta riducendo al minimo, salvo in quei casi nei quali un vecchio porco chiede a una signora certe cose. I bonobo tra loro conservano rapporti di comunicazione e relazione più diretti e rispettosi. La comunicazione dei sapiens assomiglia invece sempre più a un cinguettio, anzi, a degli stridi cablati in fibra ottica.”

minnelisapolis, “controluce tutto il tempo se ne va”: Il narratore onnisciente lo sa, poteva dirmelo che la prima scena dell’ultimo film di Altman è ambientata in quell’autobus fermo per farci colazione nella città di un grande scrittore, un grande fumettista, un grande musicista funky. Quella. Se il narratore onnisciente lo sa, lo dicesse a brezny dell’oroscopo di non dirmi che se non ho un amante per performance erotiche pressoché sacre (o non so l’inglese?) mi basta immaginarlo.



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