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alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 26.11.15

Creato il 26 novembre 2015 da Plus1gmt

Fools Journal, “Last Night At The Bus Stop: il fotoprogetto che ritrae i passeggeri dei bus di New York”: Volti stanchi, assonnati, persone sospese, immerse nei propri pensieri, in attesa: c’è tutto questo in “Last Night At The Bus Stop“, intensa serie fotografica realizzata da Travis Huggett, il quale ha passato un’intera serata alla fermata di un autobus di New York per immortalare la vita dei passeggeri. Il risultato è un quadro di storie, di umanità, di vita.

Gli Stati Generali, “Woody Allen compie ottant’anni: una vita a prendersi gioco di sé”: Allen: c’è chi lo ama e ride a crepapelle a guardare i suoi film e chi mal lo sopporta, con quel suo umorismo blasé, da esistenzialista decadente neanche troppo convinto, che dà voce agli sfigati. Eppure, sta proprio qui il suo segreto: rendere un sentimento, un modo di sentire, un punto di vista condiviso.

Vice, “Eagles of Death Metal Discuss Paris Terror Attacks”: During Eagles of Death Metal’s November 13 show at the Bataclan concert hall in Paris, gunmen entered the venue and opened fire on the crowd, leaving at least 90 dead. The band spoke to VICE about the tragic events that took place that night.

L’Undici, “Due capolavori dostoevskijani: L’idiota e I demoni”

Ma la notte no!, “Perchè tutti i bambini dovrebbero giocare a (mini)rugby”: Perché esiste un regolamento anche per i genitori.

minima&moralia, “I robot venuti dal futuro”: Se ancora oggi, sebbene sia ormai più questione di gerontrocrazia culturale che altro, c’è chi si esprime in termini analoghi circa la musica elettronica in generale, il posizionamento dei Kraftwerk al Teatro dell’Opera (o, se vogliamo, alla TATE Gallery di Londra, dove si sono recentemente esibiti) dovrebbe essere sufficiente di per sé a smontare tale opinione, ma ancor meglio sarà, per chiunque covi ancora simili pregiudizi, assistere allo spettacolo. Oggi quelle voci robotiche e quei loop non risulteranno più ‘freddi’ come un tempo, ma riverbereranno, anche per l’ascoltatore casuale, di tutto il loro carico di visione e malinconia: i Kraftwerk non hanno solo reso possibile gran parte della musica che ascoltiamo oggi, ma hanno anche anticipato il mondo a venire, in cui la ‘rimozione del corpo’ sarebbe divenuta fatto normale della quotidianità di ciascuno, destinati come siamo a vivere per porzioni sempre più lunghe del giorno fermi dietro uno schermo, e anzi attraverso di esso definire la nostra identità, esattamente come i quattro robot tedeschi durante la loro performance.



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