il Mucchio, “Gli anni spezzati della fiction italiana (1×01)”: Pochi avranno mancato di notare che l’esposizione prolungata ad alcuni spettacoli televisivi, qui da noi audacemente chiamati fiction, causa un apprezzabile effetto lassativo, a conferma del luogo ormai comune: “la fiction italiana fa cagare”. Quali sono le cause di tale fenomeno? La nostra pluriennale esperienza di scrittori di fiction ci ha permesso di individuarne una decina.
Corriere.it: “vincere la noia dei novanta”: Tempo fa avevo scritto su questo giornale che i settant’anni potevano essere belli, belli da vivere. Ora mi chiedono: e i novanta? I miei novanta non sono male, anzi ne ho aggiunto un altro e ora ne ho novantuno. Io sto abbastanza bene.
Ciclofrenia, “Autoscatti al cesso e altre cose che lasceremo ai nostri figli”: Certo, la pratica dell’autoscatto esiste anche da prima, ma è la diffusione che fa la differenza: fino agli anni ’90 l’unico posto dove potevi mettere in mostra i tuoi selfie era la parete di camera tua, fra un poster delle TLC in omaggio con Cioè e un calendario di Manuela Arcuri; oggi, con i social network, la tua stanza è diventata la stanza di tutti – molti dei quali sconosciuti – e hai bisogno che questi tutti esprimano consenso e apprezzamento nei confronti del faccione che immortali ovunque tu vada, trasformandoti di fatto in una copertina ambulante di Novella 2000.
nicetace, “come ho cominciato ad amare la polonia”: Per molti anni, ogni volta che pensavo alla Polonia, la prima immagine che mi veniva alla mente era la faccia gelida del generale Jaruzelsky che non si toglieva mai gli occhiali scuri. Io guardavo la sua faccia senza sguardo nei telegiornali dei primi anni ottanta e mi chiedevo che segreto inquietante nascondesse dietro quelle lenti. Militare di carriera, incaricato di fronteggiare gli scioperi nei cantieri navali di Danzica, autore di un colpo di Stato, il fatto che non mostrasse mai gli occhi mi faceva venire i brividi.
Rivista Studio, “Forgotify, le canzoni dimenticate di Spotify”: Forgotify è un servizio gratuito che raggruppa le tracce che non hanno avuto un grande successo, non totalizzando nemmeno un ascolto, le mette in coda e le propone all’utente sotto forma di playlist. Tra band di jazz norvegesi e cantanti country americani dimenticati, l’uso del servizio assicura la scoperta di artisti che altrimenti difficilmente sarebbero passati nei nostri player. Al motto del sito, « Forget Me Not».
ilNichilista, “Da quando ho smesso di seguire la politica”: Ho ricominciato con la legge elettorale, quando ho cominciato a capire che quelli che dicevano che non si poteva fare con Berlusconi erano gli stessi che con Berlusconi ci avevano fatto un governo. Al cervello la domanda si è imposta: con quale faccia possono sostenere una cosa simile?
Il Post, “Sul tradurre in inglese l’italiano”: Nell’introduzione all’edizione inglese del Pasticciaccio, Weaver scrisse che “tradurre il dialetto romano o veneziano di Gadda nella lingua del Mississippi o delle Isole Aran (Irlanda) sarebbe assurdo come tradurre il linguaggio della famiglia Snopes dei romanzi di Faulkner in siciliano o in gallese”. Piuttosto aveva preferito tradurre quelle parti in un inglese parlato, chiedendo esplicitamente al lettore – nell’introduzione – lo sforzo di immaginare che quelle parole fossero pronunciate dai protagonisti in uno dei tanti dialetti italiani o in un miscuglio di dialetti differenti.
Pinocchio Non C’è Più, “Anche Superman veste vintage”: La crisi non accenna a diminuire, ma la voglia di divertirsi sembra non risentirne troppo, il carnevale è alle porte e le vetrine dei negozi brulicano di maschere, mascherine, ricchi premi e cotillon. Abbigliamenti improponibili e costumi raffinati, ma le mode si evolvono e i personaggi “storici” hanno ceduto il passo a quelli di nuova generazione.
la terza città, “Il post che ti racconta che sono tornata a casa”: Sto leggendo le bozze di un libro che sta per uscire. a un certo punto il protagonista, non lo so se resterà protagonista, sono solo all’inizio del libro, insomma il protagonista ha appena cambiato casa e dice, no lo dice l’autore, l’autore dice che cambiare casa ti da quella sensazione di vuoto pneumatico.
Christian Raimo, “Contro la trasformazione”: Potrei scrivere questo piccolo post parlando di Beppe Grullo e del Movimento Cinque Stallo, oppure – gonfiando le labbra di vis polemica – anche del Movimento Cinque Stronzi, oppure realizzare uno di quei fotomontaggi che vanno tanto in home-page sul blog beppegrillo.it; insomma potrei usare quella modalità infantile che critica i politici storpiandone i nomi, allungandogli i nasi o le orecchie, seguendo una tradizione di stampo francamente fascista e neo-fascista, e oggi invalsa ormai nelle nostre retoriche politico-giornalistiche, da Emilio Fede a Marco Travaglio a Dagospia, come retaggio probabilmente dell’influenza comune da un Indro Montanelli, diventato (per i disastri dell’antiberlusconinsmo) in anni recenti una specie di baluardo dell’informazione libera e della sinistra.
Linkiesta, “Grillini estremisti per non morire alle Europee”: Il cambio di strategia è evidente. Troppo, per passare inosservato. Il Movimento Cinque Stelle ha deciso di strappare. I grillini marcano le distanze dal Parlamento, dal Quirinale, dagli altri partiti. In Aula scelgono la via dell’Aventino e disertano le sedute. Al quarto piano di Montecitorio provano a bloccare i lavori delle commissioni. Intanto parte la messa in stato di accusa per il capo dello Stato, annunciata da lungo tempo e formalizzata nel giro di poche ore. Si parla di «Nuova Resistenza» e Alessandro Di Battista, uno dei pentastellati più conosciuti dal grande pubblico, arriva a citare l’ex presidente Sandro Pertini: «la corruzione è una nemica della Repubblica. E i corrotti devono essere colpiti senza nessuna attenuante, senza nessuna pietà».