Valerio Mello, LA NOBILTÀ DELL’OMBRA, La Vita Felice 2013
MATTINO IN VIA FARINI
In questi colori di piante, di pietre
e di prati – distanti
dal verde dell’isola nostra -
scende improvviso un quieto lamento;
mi assale blu dalla ruota di nomi
nell’alto famedio e bianco il silenzio,
di là dal cancello
stridono i tram nel cerchio cittadino,
stridono d’acciaio le curve rotaie,
sembra che piova a tratti, tinte
chiare sul bronzo,
grigio è mattino.
p.17
Quindi l’incipit di questo libro è una sinestesia della distanza, “mi assale blu”… Aperte le ante della finestra, infatti, non si vede l’isola, ma una grigia strada di Milano, via Farini.
Perfino le foglie cittadine divengono oggetti di ritratti, lo spazio si fa confuso, “in attesa che si riannodino/le fila dei punti cardinali”, p. 21.
Quindi la città può spaesare, oppure suggerire “astratte poesie”. La scrittura è un altrove, è per un altrove. É impregnata del tono di una lettera, di una nostalgia verso l’elemento liquido della casa:
Ecco il guado nel freddo
viaggio inatteso
e torno con la mente a quella terra
dove azzurro esiste
immenso cielo-dio
sopra la valle
oramai anche tu simbolo non mortale
radice spinta in superficie
fra le macerie e il ferro delle ringhiere
costretta all’inamovibilità
in un lungo luogo di mare distante
e ti rispondo che scrivo
perché la parola è il tessuto
la parola è il prolungamento
è ciò che il mio corpo ha vissuto
questa parola che reagisce agli strappi
si fa per te doppia essenza
per me ossessione
resistenza.
p. 28
La parola anela al suo afflato universale, romanticamente alla sua forma più conchiusa; sente il compito di cercare il segreto, di cogliere la lettera e il suono universali, di riscattare lo squallore della realtà.
La strada si interrompe sul finire del campo
e fino all’orizzonte è il mio universo,
la strada che conosco ad ogni risveglio
è il tentativo di declinare confini e verbo,
la remota possibilità di conoscere il vasto
paesaggio, le combinazioni, il dentro,
ma sempre a capo lo sguardo mi tocca riportare
provando a riscrivere della radice dispersa
e questa ricerca è l’assurdo compimento.
p. 35
La poesia surclassa la realtà, “follia dare all’arte il racconto dei momenti!”, p 36.
Piatti, voraci, aguzzi versi,
concedetemi una noia più leggera,
ché io possa non pensare ai miei tormenti
e scrivere del vostro suono con prudenza.
p. 44
Per Valerio Mello, allora, poesia è ricerca del nome assoluto; corrispondenza, visione di un’ immagine perfetta dentro l’immagine delle cose:
Ti chiedo: «Cos’è la Poesia?».
Mi rispondi con un’altra ispirazione,
non mi rendi né perché
né spiegazione,
e ti chiedo ancora: «Dimmi chi sei».
Mi dici di scrutare nel mio nome.
p. 44
Sebastiano Aglieco
Konigswinter, lungo il Reno, luglio 2013