(S) Sertralina
E poi una volta, impazzire
una buona buonissima volta
una volta solamente
una volta per tutte
Diventare matti
e non pensarci più
non ammalarsi mai
godere del santo protettore dei matti
e del silenzio dei matti
e del silenzio nella testa
andarci fuori di testa
restarci
fare le mattate dei matti
godere della meravigliosa magnifica
potente incoscienza dei matti
andare via cogli angeli
restare seduti quietati alla destra di dio
Sertralina.
Apostrofo rosa tra le parole “m’amo”
segreto custodito nel blister perforato
magica confezione del farmacomercato
Sertralina, rosa compressa
su bianco comodino
prescrizione un po’ depressa
phatosfisiologia, strappo all’etichetta
Sertralina,
parentesi rosa, rosa elettroschocking,
un mondo tutto in rosa sparato negli effetti,
un mondo dimezzato
(dimezza anche la dose, la linea resta netta)
Sertralina
rosa di sera, di giorno si dispera:
maneggiare con cura
dosarsi negli affetti
scontarsi mai la cura
Rosa bacio avvinazzato
vino già annacquato
labbra impallidite
sorriso frantumato
nell’ora che scolora
il mondo al finestrino
è rosa sfumatura
inferno e paradiso
artificio di frescura
Così presente alla vita
Pelle a pelle col mondo
Eppure assente a me stessa.
Acuisco la palpabile immanenza
Il pallido apparire dentro essa.
Nell’intercapedine di questa zona franca
Sta tutta la forza, tutta la saggezza.
Nello spazio di una tregua
Dove il prima asciuga un poco il male
E il dopo, dentro il mai già si confonde.
Sollievo della terra sotto i piedi
che trattiene il baricentro di una stella
questo corpo stremato che vacilla
Sollievo di contarsi due a due nei passi
nella certezza dei numeri avanzare
cantare con il rospo nella gola
Portarsi avanti dentro orme già pestate
con lo stupore di restare ancora al mondo
mentre il mondo si lascia camminare
So di me ogni singolo gesto.
Dall’alto vedo ogni timido gesto
ogni inutile istante.
Da fuori mi vedo.
Sono ogni singolo sguardo
ogni infinito battito di ciglia
sono le ciglia il battito la lacrima
e l’ occhio che vede la lacrima cadere
Vi osservo dentro l’occhio del ciclone
sbarrato, senza battito di ciglia
Vi invidio l’altra sponda di quel fiume
quell’erba sempre verde
il restare dentro l’onda sulla cresta
Vi accolgo sulla soglia di un destino
nella profezia inchiodata
nell’ incontro senza braccia
in altro segno della croce
(Non è niente questo povero mio Gesto
È come tutto vuoto dentro)
Graffio, Escoriazione, Stigmate, Traccia, Orma
Genuflessa Esecuzione, Sincopata Tenue Opacità
Gemito, Essenza Sfumata, Tempo Obliato
Greve Eco, Soffio, Tempesta, Oscurazione
Generica Esteriorità, Specchio, Tenda Opaca
Ganglio, Extrasistole, Sintomo, Tarlo Di Ossessione
Gestazione Estrema Sotto Tenui Ossa
Gravido Eccesso, Sospiro, Tuono, Ostentazione
Gorgoglìo, Esocrino Singulto, Tocco Osceno
Generato Embrione, Sputo, Timida Orazione
La pienezza dei giorni
è otre che trabocca
un’ oncia di promessa
ha il fiato del peccato
La pienezza dei giorni
è un vuoto risucchiato
la tasca ormai bucata
l’oggetto che è smarrito
La pienezza dei giorni
è un pozzo senza fondo
un senso che straripa
ha un’anima scavata
La pienezza dei giorni
è sottovuoto spinto:
se apri è una pernacchia
fantasma di sostanza
o karma in dissolvenza
E’ un po’ come spegnersi
Staccare la spina
Spegnersi restando nel cono dell’ ombra
Ma girarsi talvolta all’indietro
E stupirsi del mondo, iperbole o-scena
Uno stupido mondo che stupido ride
Un mondo che torna sempre all’inpiedi
Attraversato lanciandosi a rotta di collo
Attraversato veloce come fuoco che ustiona
Per tornare a accucciarsi, farsi piccoli ancora
nello spazio uterino d’ una dolce follia