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Alcuni inediti di Valeria Raimondi e della sua silloge in divenire

Creato il 23 gennaio 2013 da Wsf

Alcuni inediti di Valeria Raimondi e della sua silloge in divenire

(S) Sertralina

E poi una volta, impazzire
una buona buonissima volta
una volta solamente
una volta per tutte
Diventare matti
e non pensarci più
non ammalarsi mai
godere del santo protettore dei matti
e del silenzio dei matti
e del silenzio nella testa
andarci fuori di testa
restarci
fare le mattate dei matti
godere della meravigliosa magnifica
potente incoscienza dei matti
andare via cogli angeli
restare seduti quietati alla destra di  dio

Sertralina.

Apostrofo rosa tra le parole   “m’amo”
segreto custodito  nel blister perforato
magica confezione  del farmacomercato
Sertralina,  rosa compressa
su bianco comodino
prescrizione un po’ depressa
phatosfisiologia,  strappo all’etichetta
Sertralina,
parentesi rosa,  rosa elettroschocking,
un mondo tutto in rosa sparato negli effetti,
un mondo dimezzato
(dimezza anche la dose, la linea resta netta)
Sertralina
rosa di sera, di giorno si dispera:
maneggiare con cura
dosarsi negli affetti
scontarsi mai la cura

Rosa bacio avvinazzato
vino già annacquato
labbra impallidite
sorriso frantumato

nell’ora che scolora
il  mondo al finestrino
è rosa sfumatura
inferno e paradiso
artificio di frescura

Così presente alla vita
Pelle a pelle col mondo
Eppure assente a me stessa.
Acuisco la palpabile immanenza
Il  pallido apparire dentro essa.

Nell’intercapedine di questa zona franca
Sta tutta la forza, tutta la saggezza.
Nello spazio di una  tregua
Dove il prima asciuga un poco il male
E il dopo,  dentro il mai già si confonde.

Sollievo della terra sotto i piedi
che trattiene il baricentro di una stella
questo corpo stremato che vacilla
Sollievo  di contarsi due a due nei passi
nella certezza dei numeri avanzare
cantare con il rospo nella gola
Portarsi  avanti dentro orme già pestate
con lo stupore di restare ancora al mondo
mentre il mondo si lascia camminare

So di me ogni singolo gesto.
Dall’alto vedo ogni timido gesto
ogni inutile istante.
Da fuori mi  vedo.
Sono ogni singolo sguardo
ogni  infinito battito di ciglia
sono le ciglia il battito la lacrima
e l’ occhio che vede la lacrima cadere

Vi osservo dentro l’occhio del ciclone
sbarrato, senza battito di ciglia
Vi invidio l’altra sponda di quel  fiume
quell’erba  sempre verde
il restare dentro l’onda sulla cresta
Vi accolgo sulla soglia di un destino
nella  profezia inchiodata
nell’ incontro  senza braccia
in  altro segno della croce

(Non è niente questo povero mio Gesto
È  come tutto  vuoto  dentro
)

Graffio, Escoriazione, Stigmate, Traccia, Orma

Genuflessa Esecuzione,  Sincopata  Tenue Opacità

Gemito, Essenza  Sfumata,  Tempo Obliato

Greve Eco,  Soffio, Tempesta, Oscurazione

Generica Esteriorità, Specchio, Tenda Opaca

Ganglio, Extrasistole, Sintomo, Tarlo Di Ossessione

Gestazione Estrema  Sotto Tenui Ossa

Gravido Eccesso,  Sospiro,  Tuono, Ostentazione

Gorgoglìo,  Esocrino  Singulto,   Tocco Osceno

Generato  Embrione, Sputo, Timida Orazione

La pienezza dei giorni
è otre che trabocca
un’ oncia di promessa
ha il fiato del peccato
La pienezza dei giorni
è un vuoto risucchiato
la tasca ormai bucata
l’oggetto che è smarrito
La pienezza dei giorni
è un pozzo senza fondo
un senso che straripa
ha un’anima scavata
La pienezza dei giorni
è sottovuoto spinto:
se apri è una pernacchia
fantasma di sostanza
o karma in dissolvenza

E’ un po’ come spegnersi
Staccare  la spina
Spegnersi   restando nel cono dell’ ombra
Ma  girarsi talvolta all’indietro
E stupirsi  del mondo, iperbole o-scena
Uno stupido  mondo che stupido ride
Un  mondo che torna sempre all’inpiedi
Attraversato  lanciandosi  a rotta di collo
Attraversato  veloce come fuoco che ustiona
Per tornare a accucciarsi, farsi piccoli ancora
nello spazio uterino d’ una  dolce follia


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