Federica Zingarino
Protagonista di alcuni dei capitoli più esaltanti della storia del Made in Italy, il fiorentino Aldo Fallai ha conquistato il mondo della moda alla fine degli anni ’70 collaborando con quel gigante che risponde al nome di Giorgio Armani. Insieme hanno dato vita alle più importanti campagne pubblicitarie degli ultimi decenni, fulgido esempio di come, a volte, arte e business possano andare a braccetto e raggiungere vette quasi inaspettate. E così la città dov’è nato, ha studiato e soprattutto dove vive gli ha dedicato una mostra. A Villa Bardini, difatti, abbiamo potuto contemplare oltre duecento fotografie riproposte in spettacolari dimensioni extra-large e caratterizzate dai tipici colori Armani (bianco e nero, grigio, sabbia). Scatti che sono il frutto dell’incontro e dell’amicizia tra Armani e Fallai, incontro celebrato quando ancora i due erano alle prime armi. Fallai è un fotografo che ha da poco intrapreso la sua professione, Armani è un giovane stilista che sta per aprire la sua casa di moda. Poi, ecco l’occasione, il primo incarico: un servizio fotografico da pubblicare sulle pagine di Vogue che deve dedicare un articolo all’emergente Giorgio. I due si conoscono, si capiscono: il resto è raccontato nelle immagini che hanno fatto la storia della moda italiana. Ammiriamo il tailleur sobrio e maschile che, d’improvviso, rappresenta la donna Armani, ammiriamo il suo classicismo e il suo stile elegante che si impongono al mondo intero come segno tipicamente italiano.
C’è grande sintonia tra Fallai ed Armani che concepiscono l’arte e la moda con la stessa sobrietà, con la stessa idea di bellezza ed eleganza. Il primo crea e il secondo ne rende immortale l’opera con foto in cui la luce gioca un ruolo fondamentale. Fallai, infatti, attraverso lo studio della luce arriva a delineare, sempre esaltandole, le particolarità dei capi d’abbigliamento, ma anche i tratti somatici dei bellissimi modelli. E lo fa scegliendo con cura i soggetti, che devono adesso incarnare i nuovi ideali di donna forte, libera e spavalda; e, per la prima volta nella storia della moda, di maschio sensibile, tenero e pure, al tempo stesso, sicuro. Fallai li guida ad assumere pose che sono sciolte e vere, semplici eppure sempre eleganti e raffinate, pose chiaramente studiate senza lasciare nulla al caso. Le sue foto descrivono l’essenza di un’epoca. I ritratti di Aldo Fallai ci accompagnano lungo tutto il percorso della mostra senza mai allentare quella sorta di legame empatico che creano con il visitatore. In queste opere non si può non notare la perfezione formale, la plasticità delle pose, la nitidezza delle sfumature, la profondità degli sguardi e la sensualità che traspare da corpi che sono capaci di emozionarci e di attrarci.
Le sale di Villa Bardini sono dunque piene di fotografie di moda in bianco e nero, ristampate in grande formato. Si tratta per lo più di immagini celebri che appartengono alla memoria di tutti noi, perché hanno fatto da sfondo agli anni ’80 e ’90 ed ancora oggi influenzano le nostre vite. I lavori, che coprono un arco temporale che va dal 1978 al 2013, sono mescolati senza rispettarne la cronologia, quasi a voler enfatizzare il fatto che un unico filo conduttore caratterizza la sua opera: l’alta classe di ciò rappresenta e del suo demiurgo. Non mancano scatti recentissimi: ritratti in bianco e nero sia di modelli Armani che degli studenti dell’Istituto Marangoni di Milano (la prima, ed ancora oggi fra le più importanti, scuola di moda in Italia) con i quali Fallai sta realizzando alcuni progetti per esportare il Made in Italy sul mercato cinese. L’artista ha incontrato e fotografato gli allievi collocando i loro volti in composizioni di formato quadrato, molto ravvicinate, che ne lasciano primeggiare l’espressione degli occhi, lo sguardo isolato dal corpo. E proprio le campagne degli ultimi anni realizzate per l’Istituto Marangoni dimostrano che Aldo Fallai non è soltanto un abile fotografo di moda, ma, anche e soprattutto, un grandissimo ritrattista.
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