In panchina c'era Emiliano Mondonico, che ha appena vinto una sua battaglia e a cui è legata l'immagine simbolo del granatismo: era il 13 maggio del 1992 quando al Toro di Martin Vazquez, Cravero e Lentini sfuggì sul più bello la Coppa Uefa nello stadio di Amsterdam. Il tecnico, furibondo per gli errori dell'arbitro a favore dell'Ajax e per tre traverse colpite dal Toro, brandì minacciosamente una sedia, sfogando la sua rabbia in un gesto memorabile. Da allora, invano, si canta «Emiliano alza la sedia, alza la sedia per noi».
Ma il magone non se ne va, incapace com'è di esprimersi con manifestazioni esagerate, conosce solo il sospiro. Però, la tv non è insensibile al simbolico e negli istanti in cui il Toro mostrava di essere ancora Toro, Rete4 trasmetteva un capolavoro di Clint Eastwood, «Gran Torino», con quel sacrifico finale che appartiene alla tragicità granata e Pippo Baudo in «Centocinquanta» evocava l'allenatore ebreo del Grande Torino Ernest Erbstein, morto a Superga, costretto però prima a lasciare l'Italia per le leggi razziali.
Aldo Grasso