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Aldrovandi, il Segretario Generale del Coisp, Maccari, querela Patrizia Moretti:

Creato il 04 luglio 2014 da Yellowflate @yellowflate

Coisp:  “Abbiano subito di tutto evitando di reagire, ma adesso è davvero  troppo.”

“Penso che Maccari sia uno stalker. Non scendo a indagare le motivazioni dei suoi assurdi  comportamenti. Penso sia un vero torturatore morale, che non ha mai avuto scrupoli  nei confronti della mia famiglia. Lo diceva anche Heidi Giuliani, perseguitata da giudizi  feroci sulla simbolica “piazza Carlo Giuliani”. È uno stalker nato. Com’è possibile che una  persona così rappresenti qualcuno di onesto? Forse rappresenta le persone come lui”.  Queste parole, secondo quanto riportato da organi d’informazione, sono di Patrizia Moretti,  madre di Federico Aldrovandi, che ha così commentato le dichiarazioni del Segretario Generale
del Coisp seguite alla notizia del sequestro conservativo di un quinto dello stipendio e dei beni mobili  ed immobili, a copertura di 1 milione 870 mila, disposto contro i quattro agenti condannati in via  definitiva per omicidio colposo a seguito della morte del loro figlio 18enne, in quanto chiamati  a risarcire un danno di 467mila euro ciascuno dalla Procura della Corte dei conti di Bologna,
secondo la quale sussisterebbe una “grave fattispecie di danno erariale subita dal Ministero  dell’Interno” che, nel 2010, aveva stipulato l’atto negoziale di transazione in favore degli eredi  di Federico Aldrovandi, per il riconoscimento dei danni per 2 milioni di euro. Dopo che la stessa  signora Moretti aveva affermato: “Finalmente si è arrivati al completamento della giustizia
per la morte di mio figlio”, il Coisp aveva replicato: “La famiglia Aldrovandi cerca solo vendetta.
Ha già ricevuto 2 milioni di euro, che non bastano certamente a ripagare la perdita di un figlio, ma  bastano a imporre di smetterla di pretendere la lapidazione di quattro persone condannate per mera  colpa, usando argomenti che nulla hanno a che fare con la giustizia. Non è giustizia chiedere  a chi porta la divisa di svolgere – per quattro soldi – un lavoro in cui la disgrazia è in agguato
assumendosi da soli le conseguenze nefaste che ne possono derivare, al di là delle loro intenzioni”.
Pronto, a quel punto, il nuovo commento della Moretti di cui sopra.  Un commento rispetto al quale Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp,  Sindacato Indipendente di Polizia, ha deciso di querelare la signora Moretti, cambiando posizione
rispetto al proposito finora sempre seguito di non attivare mai azioni contro di lei “nonostante – spiega  Maccari – le ripetute gravissime offese, le sue continue strumentalizzazioni di ogni nostro gesto  e l’atteggiamento altamente aggressivo ed intimidatorio che ha sempre tenuto verso  un’Organizzazione Sindacale che ha sempre correttamente svolto la propria attività, e contro di me
in particolare, che in tempi non sospetti ho cercato persino un dialogo e un incontro con lei venendo  puntualmente schifato!”.
“Fino ad oggi abbiamo subito di tutto senza reagire – aggiunge Maccari -, e questo ‘torturatore nato’  è stato il primo strenuo  assertore della necessità di non raccogliere le provocazioni per rispetto   del lutto di una madre. Ma adesso è davvero troppo, perché il rancore, il livore, le offese, le asserzioni fasulle e le continue denigrazioni sono rivolte, di riflesso, alle migliaia di Poliziotti che questo  Sindacato ha l’onore di rappresentare, ed io non farei seriamente il mio dovere se lasciassi aleggiare
sulle loro teste l’ombra del dubbio che si tratti di persone senza onore, o se consentissi a chiunque  di zittire me e quindi il Coisp quando si dibatte di questioni che attengono alla vita ed al lavoro  dei colleghi. Senza voler entrare approfonditamente nel merito della questione, cosa per cui ci sarà  tempo e modo nelle sedi giudiziarie, è appena il caso di ribadire per la milionesima volta che questa  Organizzazione Sindacale ed io stesso non abbiamo mai trattato la vicenda in questione sul piano  personale o riferendoci alla signora Moretti o ai suoi familiari. Abbiamo sempre espresso il nostro  rispetto per lei, precisando che ci correva e ci corre l’obbligo di intervenire sulle questioni  di principio, come certamente è il fatto che non ci si può e non ci si deve accanire contro
chi svolgendo il nostro difficile lavoro, in condizioni proibitive e senza i mezzi e gli strumenti  adeguati, può incappare in situazioni di ogni genere, comprese le tragedie come quella capitata  al giovane Federico Aldrovandi. Si continua a sorvolare sul dato fondamentale, e non certamente  un dettaglio, che i colleghi di cui qualcuno vorrebbe la disintegrazione sono stati condannati per colpa,  e non altro. E certamente non è fuori luogo che siamo proprio noi a lamentare che si chieda loro  di assumersi l’onere economico di una conseguenza NON VOLUTA, perché è impossibile svolgere  questo lavoro in tali condizioni. Queste sono e restano argomentazioni rispetto a cui abbiamo  pienamente voce in capitolo e, per il resto, ritenere criticabile la soddisfazione della signora Moretti  per il fatto che quattro persone e le loro famiglie sono completamente distrutte al di là di ciò  che è dovuto, chiamandolo desiderio di vendetta e non di giustizia (quella già garantita nelle aule  di tribunale) è un’opinione che pure siamo liberi di esprimere, dato che questa è una democrazia  (grazie soprattutto alla Polizia di Stato)”.
“Ma come al solito – insiste Maccari – non si perde occasione per offenderci, ingiuriarci,  colpevolizzarci ed accusarci ingiustamente, con argomentazioni infondate e facendo leva su un dolore  che non ha nulla a che fare con le cose di cui si discute. Proprio come – conclude – certa stampa  non perde occasione per reiterare le falsità e le tendenziose affermazioni già fatte all’epoca  della nostra manifestazione di Ferrara dello scorso anno, come Repubblica e Corriere che ieri,  ancora una volta, sono tornati a ricostruire quella vicenda scrivendo la falsità che manifestammo  sotto l’ufficio della signora Moretti. Una cosa che pure abbiamo segnalato alla magistratura,  chiedendo di verificarne la correttezza”.


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