Konstantin Somov (1869-1939): Ritratto di Aleksandr Blok
Gli Sciti
(Traduzione di Paolo Statuti)
Panmongolismo! Benché suoni selvaggio,
Mi lusinga l’udito.
Vladimir Solov’ëv
Voi – milioni. Noi – nugoli agguerriti.
Fateci guerra, o ardimentosi!
Sì, noi – gli asiatici! Sì, noi – gli Sciti,
Con gli occhi a mandorla e bramosi!
Noi – solo un’ora, voi secoli aveste.
Noi, servi docili e ubbidienti,
Fummo lo scudo tra le razze avverse
Dell’Europa e delle barbare genti!
Il vostro martello i secoli forgiava,
Coprendo il rimbombo della lavina,
E per voi una fiaba diventava
La distruzione di Lisbona e Messina!
Voi per centenni guardavate a Oriente,
Ammassando e fondendo i nostri ori,
E aspettavate il momento conveniente
Per puntarci contro i vostri cannoni!
E’ ora. Batte le ali la sventura,
E ogni giorno aumenta l’offesa,
E il momento verrà in cui nessuna
Traccia di Paestum resterà illesa!
O vecchio mondo! Finché non perirai,
Finché proverai un tormento amaro,
Rifletti, sii saggio, come Edipo vai
Davanti alla Sfinge col mistero arcano!
La Russia è la Sfinge. Esultante e afflitta,
Pur piangendo nero sangue con furore,
Essa ti guarda, ti guarda, ti fissa,
Con tutto il suo odio e tutto il suo amore!…
Amare come il nostro sangue sa fare,
Ognuno di voi da tempo ha scordato!
L’amore c’è e si può sempre trovare,
L’amore che brucia e ha desolato!
Noi amiamo il calore della scienza,
E il dono della divina visione,
Ci è nota l’acuta gallica sapienza,
E la cupa germanica nazione…
Di Parigi le strade infernali
Ricordiamo, la frescura veneziana,
Dei limoneti gli aromi lontani,
E i fumosi caseggiati di Colonia…
Amiamo la carne – il gusto e l’aspetto,
Il suo odore mortale e soffocante…
Non ci incolpate se il vostro scheletro
Scricchierà in forti e tenere zampe!
Siamo avvezzi ad ammansire i cavalli,
Spezzando loro le groppe pesanti,
Quando scorrazzano tra i campi,
E a domare le schiave riluttanti…
Unisciti a noi! Via dalla guerra,
Vieni nelle nostre pacifiche braccia!
Sei ancora in tempo – la spada sotterra,
Compagno! Fratello, ti abbraccio!
Ma se la nostra offerta sarà vana,
Anche noi conosciamo la slealtà!
La vostra progenie sarà malsana
E per secoli interi vi maledirà!
Per boscaglie e boschi ci scanseremo
Davanti all’Europa bella e distinta,
E rivolti ad essa noi mostreremo
Il nostro sorriso e l’asiatica grinta!
Andate, andate pure negli Urali!
Noi lasceremo il campo di battaglia,
Là dove respira l’integrale,
Dove colpisce la mongola marmaglia!
Ma d’ora in poi non saremo più un baluardo,
D’ora in poi alla lotta non costretti,
La lotta seguiremo con lo sguardo,
Coi nostri occhi sghembi e stretti.
Noi non ci muoveremo quando gli empi
Unni i cadaveri deruberanno,
Bruceranno le città e i templi,
E la carne dei bianchi arrostiranno!…
L’ultima volta – vecchio mondo t’invito!
Al banchetto della pace e del lavoro,
L’ultima volta al fraterno convito
Ti chiama il barbarico coro!
30 gennaio 1918
(C) by Paolo Statuti