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Alessandro Ceni: PARLARE CHIUSO, TUTTE LE POESIE

Da Narcyso

ceni-paganelliViene pubblicata l’opera omnia di Alessandro Ceni, unitamente a un manoscritto inedito.

Mi piace segnalare, in questa collana di puntoacapo, le opere omnie di altri autori rilevanti come Alberto Cappi, Cristina Annino, Tolmino Baldassari, e immagino altre ne verranno.

Mi limito qui a presentare con le parole di Roberta Bertozzi la poetica di Ceni, una delle poetiche, certo, maggiormente responsabile del declino di “io” e proprio per questo da documentare – colpisce l’assenza di questo autore dai cataloghi editoriali “illustri”, mentre altri della sua generazione, su molti dei quali Ceni ha esercitato grande influenza, splendono di visibilitá.

Sul tema del tramonto, o affossamento dell’io, metto  – in contrasto o in dialogo -  il testo della Bertozzi con un frammento di  testo apparso per Hebenon/Mimesis, a commentare un’antologia di nuovi poeti finlandesi.

*

 ”…A livello esecutivo il piú importante riflesso di questa idea è da ritrovarsi nell’estrema impersonalitá del dettato, nell’impressione di un suo prodursi automatico. La scansione dei versi é autonoma perchè autonome sono le leggi che la presiedono: quelle di una pluralitá magmatica che trascina nella sua incondizionata irruenza, nella sua incontrollata polluzione, anche l’Io poetante. Piú che soggetto di esperienza, esso sembra declassato a oggetto di esperienza, elemento tra gli altri, sottoposto a quello stesso sforzo creativo di cui dovrebbe essere artefice e arbitro (“mia/ non era la voce mia/ ma tenebra a cui viaggio il giorno / non apporta chiarezza”). Alienato, neutralizzato nel suo raggio d’azione, il soggetto è qui ridotto allo stato di semplice scandaglio acustico, a mero strumento di registrazione di uno sciame di eventi che si collocano fuori della sua portata…

…É in sostanza l’avverarsi, il definitivo compiersi, di quel primato dell’oggettivitá che Italo Calvino, in un suo noto saggio del 1960, aveva chiamato la “marea oggettiva”, quella confusa totalitá che stava espropriando l’uomo del monopolio euristico, della volontá, dello stesso confine identitario.

(Roberta Bertozzi, introduzione a “Il viaggio inaudito” in Alessandro Ceni, PARLARE CHIUSO, TUTTE LE POESIE, puntoacapo 2012

*

 ”A volte l’io nella nuova poesia è a suo modo una sorta di posa del ruolo poetico, un io inconscio del suo ruolo. L’uso della “poesia di ruolo” (…) è parte dell’irrisolta questione dell’ io: con l’aiuto e attraverso l’altro si puó comprendere il proprio io, e nello stesso tempo mettere in evidenza la sua dipendenza dagli altri “…

“Le tendenze etiche ed ecologiche e le prese di posizioni furtive iniziano anche ad apparire sempre piú prepotentemente nella nuova poesia, dove un tema che emerge in maniera sempre piú consistente, oltre all’io, é anche quello della responsabilitá globale. La tendenza nel genere della nuova poesia menzionata é la presa di distanza dall’io, che prende forma in una vasta gamma di definizioni, passato e presente, come parte di noi e degli altri, di ruoli e immagini. (…) In una parola, l’io della lirica centrale tradizionale è un costrutto, non piú adatto a tener unita la poesia, in quanto si enfatizza di continuo come l’esperienza del mondo sia soltanto parziale”.

in “IL LIMITE DELLA NEVE,LA NUOVA POESIA FINLANDESE, CURA E TRADUZIONE DI ANTONIO PARENTE, PREFAZIONE DI SIRU KAINULAINEN, MIMESIS 2011″

testi di Alessandro Ceni QUI


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