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Alessandro Di Battista: “Io guadagno 3000 euro al mese, dottor Vespa, e ne entrano 14-15000”. Piccoli leader M5S crescono. E se il presidente degli italiani lo scegliessero gli italiani?

Creato il 14 gennaio 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
renzidi Rina Brundu. Chiuso il semestre europeo guidato da un governo italiano che ha brillato per la sua assenza, per l’attendismo furbo tipico del renzismo e per l’imbarazzante battibecco di ieri a Strasburgo con il nostro premier che, modello Laurence Olivier, declamava Dante e Salvini gli urlava sopra dagli scranni più alti, oggi sono infine arrivate le annunciate dimissioni di Giorgio Napolitano. E, con quelle, le critiche che le hanno accompagnate dato che noi italici – neppure in virtù della cortesia che sarebbe dovuta ad una persona in età – riusciamo a liberare un momento alle battaglie guelfo-ghibelline per rendere grazie per un servizio ricevuto, non importa quanto apprezzato.

Ma è pure assodato che al peggio non c’è mai fine. E il peggio sono i titoli a caratteri cubitali che da settimane brillano sui siti dei principali giornali italiani proponendo questo o quell’altro nome di “papabili” alla presidenza della Repubblica. Di fatto, fa male al cuore – ed è quasi uno sfregio alla stessa nazione – vedere questi soliti-nomi dei soliti “characters” alla ribaltà politica da mezzo secolo – che sono pure i primi responsabili del deleterio status-quo che viviamo – venire indicati come futuri e possibili padri della Patria. Come non bastasse, in alcuni casi si tratta di veri e propri ottuagenari che sembrerebbero comunque mancanti del requisito primo che sovente rende “preziosa” la grande età: la saggezza!

C’é dunque da chiedersi, ma con quale coraggio vengono proposti questi nomi? E – a meno di non confondere i concetti di leadership e di caratura politica con il concetto di presenzialismo – di quali figure politiche nostrane di primo piano si va ciarlando? Confesso che faccio davvero fatica a seguire un simile discorso…. visto che un dato politico – tra i tanti opinabili – è sicuramente incontrovertibile: nel dato momento storico, noi non abbiamo figure parlamentari carismatiche, rispettate, e in grado di rappresentarci degnamente all’estero. Il fatto stesso che il presidente Napolitano abbia lasciato al secondo mandato è chiara testimonianza del deleterio status-quo.

Ne deriva che – a dispetto dei vincoli costituzionali che ahimé!, impongono la prassi – sarebbe anche il caso di chiedersi: ma non sarebbe meglio che il presidente degli italiani lo votassero gli italiani, invece di doverlo “subire” come interessato-regalo delle segrete stanze? Se è vero infatti che la sua figura istituzionale è per lo più rappresentativa, sono stati propri i 9 anni di Giorgio Napolitano alla Presidenza della Repubblica a dimostrare che forse – allo scopo di uscire dall’impasse politica che ci attanaglia dalla morte di Lorenzo il Magnifico – sarebbe opportuno considerare scenari-futuri di maggior “vicinanza” tra il presidente e il popolo che guida.

Non sono d’accordo con il giudizio politico intransigente di Beppe Grillo sulla presidenza Napolitano, così come non sono mai stata d’accordo con l’assurda richiesta d’impeachment. Tuttavia non si può non essere d’accordo con la linea del M5S rispetto alla dirittura etica d’azione da seguire per l’elezione del prossimo primo-cittadino. Così come non si può non essere d’accordo con (quasi) tutto ciò che ha detto ieri sera a questo proposito (ma non solo), un compito Alessandro Di Battista – (la mano sinistra del diav.. pardon del Grillo genovese?) nel salotto vespiano.

Allo scopo di coltivare-speranza, l’ideale sarebbe dunque che i vari Di Battista, Di Maio, Pizzarotti, etc., la smettessero una volta per tutte di pensare a far crescere il numero di “followers” virtuali e si concentrassero ancor di più sul loro lavoro; sembrerebbe infatti che i piccoli leader M5S stiano crescendo… e vista la lugubricità del panorama-politico appena raccontato almeno questa è senz’altro una buona notizia.

Featured image, screenshot da Porta a Porta di ieri sera, l’intervista ad Alessandro Di Battista.

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