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Alessandro il grosso

Creato il 04 dicembre 2015 da Renzomazzetti
ALESSANDRO IL GROSSO

CAVOLI

Quando l'insegnante disse che nella storia era esistito Alessandro il grande, tutti scoppiarono in una fragorosa risata, allo sguardo sbigottito-interrogativo rispose Ascanio dicendo che anche noi avevamo Alessandro il grosso, e grosso per davvero, ribadì indicando Alessandro che sedeva un banco dietro. Alessandro, figlio di contadini, tirato su con enormi fette di pane e frittata ci incuriosiva non solo per la sua corporatura, ma anche per il modo di parlare. Per esempio: tutti si rivolgevano ai genitori con il Tu, mentre il Voi lo davano ai nonni. Alessandro il grosso il Voi lo dava ai nonni e ai genitori, ciò ci faceva effetto perché i genitori erano molto più giovani di tanti altri. Un giorno l'insegnante spiegò che il Voi, prima del millecinquecento, rappresentava riguardo e meno confidenza del Tu, che è una forma confidenziale, poi fu quasi del tutto sostituito dal Lei che è una forma di cortesia; dalle sue parti, con il fascismo, non ricordava perché, riprese voga il Voi. Una volta alla televisione ascoltai un racconto di un medico: la paziente, quando eravamo soli, si rivolgeva dandomi del tu. Quel: “quando eravamo soli”, fu la più bella lezione d'ipocrisia. (Ricordo da un racconto di Irina).

RASSEGNA     DI     GIORNI   CAMPESTRI (parte)

Dai campi

il sudore del giorno passato

evapora solitario

nel cielo rischiarato

dal primo sole

del giorno dopo.

Nella notte

stagnava sulle verzure

quale paterna mano

callosa, ruvida, sincera

che cura e veglia.

Tutti dicono

che è rugiada

senza calore né anima

ma è sudore stagnante

ed è trasformato in vapore

nell'aria fresca del mattino.

E mentre le lacrime

affogano gli occhi della fatica

nel cielo sfrecciano i missili,

si plana sulla luna,

si penetra nel mistero profondo

che silenzioso e impalpabile

è divenuto vicino universo.

-Renzo Mazzetti-

(“Verso Levante, poesie del mio autunno caldo” anno 2009)

Vedi: LA CIMINIERA (19 novembre 2015)


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