Due anni fa è accaduto qualcosa al bambino che tredici anni prima, uscito di sala parto, aveva immediatamente preso in consegna il mio pollice, stringendolo come fatale proprietà nel palmo della sua mano minima e grinzosa. Due anni fa ci è entrato in casa un ragazzo lungo e magro, un allampanato bucaniere con la chitarra elettrica, di piedi il quarantacinque, e ha sostituito nostro figlio. Il nuovo ragazzo prende i pasti separatamente e ha la voce come il sax di Coltrane. Come tutti, sapevo che questa trasformazione, a un tratto, sarebbe avvenuta, ma anche se mi imbarazza dirlo, credevo fosse come mettersi una camicia nuova. Non capivo perché un bambino buono e gentile improvvisamente divenisse un orso bruno. Ricordo bene, Tutto è cominciato così. Sono le otto di domenica sera. È inverno. Guardiamo un confortante telefilm del tenente Colombo. La casa è placida. Nel buio, nostro figlio scende dal soppalco e la sua voce cala su di noi. “Babbo?”. “Sì”. “Mamma?”. “Dimmi…”. “Vi odio”.
Un autore, che ha fatto della lingua la palestra della derisione e della presa in giro, ha deciso di guardarsi allo specchio per vedervi proiettato in esso un numero infinito di altri genitori e di scrivere tanto un romanzo quanto una verità su un tema condiviso da migliaia di famiglie: lo tsunami dell’adolescenza che arriva inaspettato.
Alessandro Schwed, fiorentino d’adozione, ebreo, genovese da parte di madre, ungherese di padre, è il vero nome di una delle firme “storiche” della satira: come Jiga Melik, negli anni Settanta ha partecipato all’esperienza della celebre rivista satirica «il Male», tenendo poi numerose rubriche di televisione per i quotidiani del gruppo Repubblica-l’Espresso. Ha curato per Feltrinelli l’antologia Can express. Rotocalco delle bestialità del nostro tempo (1993) e scritto i romanzi Non mi parte il romanzo, saranno le candele (1999) e Lo zio Coso (2005), entrambi editi da Ponte alle Grazie. Nel 2008 ha pubblicato con Mondadori il romanzo La scomparsa di Israele. Attualmente collabora con «il Foglio» e scrive per il gruppo Repubblica-l’Espresso.
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