Si tibi deficiant medici,
medici tibi fiant haec tria:
mens laeta, requies, moderata diaeta
Regimen Sanitatis salernitanum
Se ti mancano i medici,
siano per te medici queste tre cose:
l'animo lieto, la quiete e la moderata dieta.
Scuola Medica Salernitana
SISTEMI EMPIRICI DI CURA
ERBE E PURIFICAZIONE DEL CORPO
LA SCUOLA MEDICA SALERNITANA
LEGGENDE E STORIA
In: STORIA DOCUMENTATA DELLA SCUOLA MEDICA DI SALERNO
DI SALVATORE De Renzi
Ripostes-copia anastatica
Narra la leggenda che sotto il ponte dei Diavoli (via Arce, Salerno) si incontrarono: il greco PONTUS; il latino ferito SALERNUS; l'ebreo HELINUS; l'arabo ADELA.
Fu Salernus ad attirare gli altri tre, sorpresi per i suoi MODUS MEDICANDI.
Nacque così la SCUOLA MEDICA SALERNITANA, che effettivamente è sintesi della tradizione greca, latina, araba ed ebrea in ambito medico. Al di là della leggenda: intorno al 1050 nacque TROTULA DE RUGGIERO, medichessa e MAGISTER. Insegnò presso la Scuola Medica salernitana, dove lavorarono anche il marito e poi i figli ( un caso di baronia?). perfezionò l'idea del metodo empirico e contribuì alla idea della necessaria prevenzione, in una situazione in cui ancora ci si rifaceva alla idea del sistema degli umori escogitato da Ippocrate eGaleno.
La sua fama ha attraversato i secoli, tanto che nel XIX fu coniata una pregevolissima medaglia bronzea in suo onore; negli anni '70-'80 del '900 è stata riscoperta da Pina Boggi Cavallo (e dal movimento femminista salernitano e non solo), all'epoca docente presso la facoltà di Sociologia.
Trotula De Ruggiero escogitò anche un metodo di cura tuttora in voga: LA PURIFICAZIONE DEL CORPO.
Sulla Scuola Medica salernitana è stato scritto moltissimo. Fondamentale è l'opera di Salvatore De Renzi: STORIA DOCUMENTATA DELLA SCUOLA MEDICA DI SALERNO. Noi abbiamo utilizzato la seconda edizione, quella del 1857, ripubblicata in copia anastatica da RIPOSTES.
Non possiamo evitare di riportare almeno un passo. Lo estrapoliamo da pagina 225:
3. Terapeutica. Consiglia in ogni malattia di tener soprattutto presente la quantità della forza dell'infermo, il tempo della infermità, e la qualità del morbo.
A pagina 418, invece, si parla di Pietro Barliario, ovvero del Maestro salernitano Pietro Bailardo (…che più si fece trasportare, nel dodicesimo secolo, dalle sottigliezze arabe): entra nel merito della sua esistenza (c'è chi l'ha negata) e: …certo conviene mandare tra le favole tuttociò che il volgo racconta dei suoi magici portenti.
Pur ammettendo che la persona sia esistita e si occupasse di alchimia, avendo a disposizione i libri occorrenti: e perduto il suo tempo presso i fornelli ed i limbicchi. Perse i nipoti: incontrarono la morte forse per le esalazioni delle sostanze chimiche che respirarono nel suo laboratorio, dove erano entrati cedendo alla curiosità. Si dà anche conto della confusione tra i due nomi e l'altro francese: Abelardo.
Foto: la SCUOLA MEDICA; miniatura del Canone di Avicenna.