di Armando Di Carlo
“Alessio Brugnoli: la fantascienza all’epoca della crisi”
La crisi morde il freno, scalpita imbizzarrita e tocca i suoi picchi proprio in questi giorni, con le ovvie conseguenze che tutti conosciamo e tocchiamo con mano. Non dell’oggi vogliamo però parlarvi in quest’articolo, ma di futuri immaginari in mondi lontani.Viste tuttavia le sopracitate circostanze, è quanto mai difficile immaginare l’avvenire con serenità – in verità è già difficile semplicemente immaginarlo – e certamente impossibile pensare a destini magnifici e progressivi.
A tali difficoltà e impossibilità trova rimedio lo scrittore Alessio Brugnoli, il quale, dopo il grande successo del romanzo pluripremiato di genere steampunk Il canto oscuro (Kipple Officina Libraria), torna in libreria conNoccioline da Marte. Edito da La Mela Avvelenata, il narratore sfrutta al massimo le potenti alchimie, tutte romane, dell’ironia e del disincanto, per creare un racconto di fantascienza“all’amatriciana” che saprà sorprendervi.
L’incipit è fra i più classici del genere; si avviano le danze con un dispaccio meteo che informa asetticamente circa le temperature esterne e le condizioni dei venti; roba da fare invidia ai bollettini della NASA. Ma è solo un inganno! Infatti, poche righe dopo, l’ancora ignoto operatore comincia a lamentarsi dei risparmi sulle “tastiere olografiche”, operati col pretesto del risparmio energetico e dell’ecologia.
Adesso provate a immaginare scenari futuribili di una colonia su Marte, figuratevi Mars One come già attuato, pensate ai colossal americani del genere, con basi superefficienti, tecnologie avanzatissime e personale iperaddestrato a qualsiasi evenienza e azione, tanta azione e avventure di qualsiasi tipo in stile Fantasmi da Marte. Bene, adesso dimenticate tutto!
Non che in “Noccioline da Marte” manchi la tecnologia (abbondano ologrammi, bot, I.A. olotastiere, olovetrine, cloni, radiotrasmittenti planetarie via ionosfera, microcristalli per la diffrazione dell’immagine etc.) e la preparazione beninteso; semplicemente a questi ingredienti dobbiamo aggiungere alcune “tipicità” italiane; in primis l’arte di arrangiarsi, la polemica e l’assoluta mancanza di fiducia nei vertici. D’altra parte, come avere fiducia, quando ti trovi a minimo 56 milioni di distanza da casa, da quell’Italia che si appresta a “incoronare” – con una cerimonia complessa e a tratti in “latinorum”, trasmessa in “olovisione” che il nostro protagonista troverà soporifera e pacchiana – il “Sesto Clone” come leader supremo, dopo aver venduto ai cinesi il “Quinto Clone”, che ricorda molto da vicino Berlusconi?
Ad aiutare Chunk (così lo chiama l’I.A. Linus) non contribuisce certo il paesaggio fuori dalla base, appena visibile dai vetri della piattaforma incrostata da cristalli di ghiaccio secco, dove a farla da padroni sono sassi, rupi, tanta sabbia rossa e polvere che crea dune bizzarre.Lì, all’esterno, dei robot traballanti, in tenuta nera e fez, sono perennemente e indefessamente intenti a traforare una collina per trasformare completamente il pianeta rendendolo simile alla terra (ecco il significato dell’espressione “terraformare”, usata da Brugnoli).
Mentre da Phobos continuano a richiedere bollettini meteo con la speranza che prima o poi giunga qualche novità (il nostro si trovò scoperto quando tentò di barare, per pigrizia, sui bollettini e punito con una sostanziosa detrazione dallo stipendio), da base Deimos mandano una sonda col prezioso carico che Chunk aspettava; Guerre Stellari, Alien e 2001 Odissea nello spazio. Un modo come un altro per rompere la routine delle solite giornate lavorative, chiusi in ufficio e costretti a seguire le strampalate direttive di “capi, capetti, spedizionieri e imbrattacarte dell’ufficio del personale”.
Ma da quella consegna in avanti qualcosa va storto. Sarà un complotto? Un’avaria alle I.A. che li sta trasformando in potenziali “Hal”? Un’indigestione causata dalla pessima sbobba rigurgitata quotidianamente?
Tutto questo lo scoprirete da soli in un viaggio nel lontano futuro e nello spazio siderale ma dal sapore sorprendentemente familiare, così come lascerò che siate voi a scovare tutte le citazioni e gli spunti di riflessione incastonati nel testo dalla sapiente lima di Brugnoli.
Io vi saluto con una piccola citazione quanto mai appropriata:
Un uomo non può mai dire “E’”, bensì “Credo che sia stato” e “Spero che sarà”. La trasformazione è l’unica costante. Dalla terra veniamo e alla terra torneremo, ma mentre la calpestiamo, siamo destinati a essere informi e mutevoli come l’acqua.
Tandou Armah Cissé – “Così lontano, così lontano da casa”
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