“Ve l’ho detto che è un casino. E’ più facile pensare a me come a due persone.
(…) Perché è così importante sapere se sono maschio o femmina? Non lo so. Ma lo è”
Di solito lo capisco subito. Non è soltanto il tema di un libro a colpirmi. Sono la verve, lo spirito, il carattere.
Quando mi fa sorridere anche se l’argomento è tosto, quando mi spiazza, tocca corde sopite, mi porta ad affezionarmi ai protagonisti, a continuare a pensarli anche quando non sono china sulla pagina, mi costringe ad inventare scuse per appartarmi a leggere…
Insomma che “Alex & Alex” di Alyssa Brugman, edito da Giralangolo, potesse rientrare nella classifica delle mie letture preferite l’ho sospettato fin dai primi capitoli. Sulla parola fine ne ho avuto la conferma.
Un romanzo che si presenta già con una faccia coraggiosa affrontando una tematica delicata e controversa.
Svilupparla con acutezza e sensibilità, con garbo, realismo e quella dose di scanzonatezza e d’umorismo che una storia per ragazzi necessita è stato indubbiamente un compito non semplice.
Perché se si parla di identità sessuale, per lo più in pagine che raccontano di adolescenti e destinate agli adolescenti, è facile farsi mettere tout court il marchio di pubblicazione scabrosa e magari pericolosa, in una società ipocrita finta perbenista che guarda più alle forme che ai contenuti.
E invece di scabroso non c’è proprio nulla e l’unico pericolo è di lasciarsi deliziare da un racconto vibrante, ironico, spiazzante, profondo, attento alle sfumature dell’anima. E allo stesso tempo godibilissimo, vivace, avvincente e arguto.
Oserei dire che sotto la superficie – già parecchio profonda e corposa – del suo argomento principale, arriva a parlare di questioni in grado di far riflettere tutte le famiglie, tutti gli educatori e anche tutti i ragazzi.
L’accettazione, l’incomunicabilità, il rispetto delle differenze, l’egoismo che si cela anche dietro l’amore in apparenza più puro – come quello dei genitori per i figli – , il diritto che ognuno ha fin da bambino di svilupparsi secondo la sua indole e assecondando la sua identità, le definizioni di genere, il concetto di abuso, di violenza, il bullismo e l’intolleranza…Ancora, la fatica di crescere, di affermare se stessi, di accettarsi, mostrarsi al mondo per come si è e pretendere rispetto, di esulare dal branco, di essere coraggiosi.
Certo, per Alex la scelta è estrema, il passo arduo. Ma come non tifare per lei? Come non sentirsi, insieme a lei, intrappolati in un corpo che altri hanno deciso maschile in nome di un affetto che pare più che altro vestito da imposizione?
Che poi in Alex – ragazza – viva anche quell’altro Alex, il maschio, è indubbio. C’è e parla, inutile fare finta che non esista. Serve negare una parte buia per annullarla? Oppure è meglio essere in grado di far pace con essa?
L’Alex tutta rosa infondo è quasi come l’Alex tutto azzurro perché lei è nata con un’identità sessuale ambigua, una rarità genetica che la porta ad avere entrambi i caratteri sessuali e la consapevolezza e il desiderio di essere una femmina devono fare i conti con lui, con il legittimo proprietario dello “spaghettino”, un piccolo pene che si porta dietro istinti ed attrazioni maschili.
Per questo Alex parla di se stessa come di due persone: perchè lei di fatto lo è. Lei è contemporaneamente il Re e la Regina delle Zone Grigie, in un mondo – e in un’età – che vuole tutto definito, o bianco o nero.
Indubbiamente però Alex desidera vivere come una ragazza, così vorrebbe essere vista dagli altri, così si sente.
A nulla sono valsi gli sforzi dei suoi genitori che alla nascita hanno deciso per lei il sesso maschile, l’hanno imbottita di ormoni a sua insaputa e hanno cercato di dipingere il loro quadretto familiare perfetto, resistente e a prova di ogni turbamento.
Una condizione basata però sulla menzogna che, come tale, rapidamente crolla quando Alex decide di ribaltare tutto e impostare la vita sulla sua parte più sentita.
Padre e madre, in maniere e secondo motivazioni differenti, non accettano la scelta della figlia, non contemplano, anzi, proprio il suo diritto a scegliere, affogando nell’incomprensione le sue richieste di ascolto, tacitando la sua vocazione, sminuendo i suoi bisogni.
Genitori da una parte ed Alex dall’altra: ciascuno fermo sulle proprie esigenze, sul proprio malessere, dimenticando però che la vita di cui si dibatte è quella della ragazza e che solo lei dovrebbe decidere la direzione da prendere…
[Argomento familiare forse? A me al di là del libro, della storia e dell’argomento ha dato parecchio materiale su cui riflettere]
Ma ovviamente nel romanzo c’è altro oltre ad una sentita e toccante nota sulle difficoltà di comunicazione tra genitori e figli.
Ci sono incontri, amori, amicizie, scoperte, decisioni…c’è il precipitare degli eventi, ci sono momenti drammatici e altri divertenti, ci sono personaggi salvifici, ci sono quelli odiosi…
E, sopra a tutti, c’è Alex, che è la voce narrante che racconta la vicenda – lei e quell’altro, naturalmente. C’è Alex che è simpatica, tenera, coraggiosa, forte, decisa, un po’ impertinente, talvolta disarmante, ambigua, ogni tanto ingenua, sofferente.
Alex esce dalle pagine, è viva - alla stregua di ogni protagonista ben riuscito – cammina a fianco del lettore, lo fa ridere, arrabbiare, dolere e resta con lui anche dopo la conclusione del libro che, come tutte le volte che se ne incontra uno bello, resta sospesa tra il piacere e il dispiacere.
Io, va da sé, questo romanzo lo consiglio davvero caldamente, addiruttura con una sorta di spirito messianico che mi prende quando resto conquistata da un racconto.
E vi prego: regalatelo ai vostri figli adolescenti, non lasciatevi spaventare dal tema, non pensate di proteggerli, sbagliando come i genitori di Alex.
Perché qui di materiale utile alla crescita dei ragazzi ce n’è tanto. Prima di tutto c’è una bella storia, e – nota non secondaria - il piacere e lo stimolo alla lettura non saranno mortificati.
Poi c’è una protagonista adorabile nei turbamenti e nei desideri della quale gli adolescenti potranno identificarsi, al di là di ogni identità o problematica di genere.
Ancora, c’è il rapporto con i coetanei, con la famiglia, con la scuola, con la difficoltà di crescere, con l’importanza di scegliere – e di scegliersi.
C’è da riflettere sulle differenze, sulle discriminazioni, sulla libertà, sul diritto…
Insomma, c’è da uscirne migliori. E se non fosse, almeno parecchio divertiti.
(età consigliata: dai 13 anni)
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