L’unico modo per riuscire a braccare e catturare un assassino è di pensare come lui, di entrare nella sua mente e di comprenderne la logica distorta. Ma quanto si è disposti a spingersi oltre per applicare una vendetta? Come può un uomo, dopo aver perso ogni cosa, trovare la forza ed il coraggio per arrivare al suo scopo? Questi sono i quesiti che attanagliano l’intricato cervello di Alex Cross, celebre profiler della polizia criminale di Detroit, scaturito dalla penna del pluripremiato romanziere James Patterson, autore di alcune delle più incisive e originali antologie crime-thriller degli ultimi decenni. Cross è un uomo scaltro, fine, acuto, capace di penetrare le oscure anime dei più spietati assassini e criminali al fine di portare alla loro cattura. È un agente capace di qualunque cosa pur di arrivare al suo scopo, a maggior ragione dopo che uno psicopatico serial killer decide di uccidere la sua adorata moglie e di seminare il panico nella sua squadra. È allora che il detective Cross, senza più nulla da perdere ormai, pieno di odio e di rancore, decide di tentare il tutto per tutto, disposto anche a valicare i limiti ordinari della giustizia. James Patterson d’altronde è uno scrittore abile, capace non solo di tessere trame avvincenti e piene di suspense, complete di tutti i sacri crismi del genere, ma è forse uno dei pochi in grado di far trasparire dalle sue opere il lato umano dei suoi personaggi, ed in particolare con la figura di Alex Cross egli riesce forse a raggiungere il più perfetto connubio tra la figura bipolare del detective e dell’essere umano.
Tre finora i romanzi del ciclo dedicato ad Alex Cross arrivati sul grande schermo: Il collezionista (Kiss the Girls – la prima edizione italiana era però intitolata Un bacio alle ragazze), Ricorda Maggie Rose (Along Came a Spider) e La memoria del killer (Cross), ognuno dei quali presenta la figura del celebre investigatore e psicologo afroamericano impegnato in alcuni dei più terribili e complicati casi di cronaca nera che mente umana potrebbe mai concepire. Partendo dal grande successo dei libri di Patterson, che hanno avuto una capillare risonanza planetaria, ecco che nel 1997 Gary Fleder viene chiamato a dirigere l’adattamento cinematografico di quello che in realtà è il secondo romanzo della serie, Il collezionista. Il film omonimo vede Morgan Freeman nei panni del celebre detective: il buon successo della pellicola, dovuto sia all’innovativa struttura narrativa che alla prestazione degli attori (nel cast anche Ashley Judd), induce la Paramount a mettere in cantiere un altro lungometraggio sempre con la presenza di Freeman nei panni dell’investigatore di colore. Così nel 2001, stavolta tratto dal primo romanzo della serie, esce Along Came a Spider che in Italia diventa Nella morsa del ragno. Questa volta però i risultati di botteghino e di critica non sono all’altezza delle aspettative (la regia è di Lee Tamahori) ed è probabilmente per questo motivo che abbiamo dovuto attendere quasi dodici anni per una nuova avventura con Cross protagonista.
Il prossimo 18 luglio arriva dunque sugli schermi italiani Alex Cross – La memoria del killer che, uscito negli Stati uniti lo scorso ottobre, presenta alcune novità degne di nota e di sorpresa. In primo luogo, la regia viene affidata ad un veterano del genere action come Rob Cohen, che, già responsabile di opere di valore come Daylight – Trappola nel tunnel (1996) e Fast and Furious (2001), si è dimostrato degno di raccogliere l’eredità letteraria di Patterson ed ha dato vita ad un film ricco di azione e colpi di scena. D’altronde Cohen sa bene come gestire l’impervio terreno del crime-thriller, e per questo motivo decide di ambientare il racconto in una Detroit decadente, putrida, specchio di una società (quella americana) che in apparenza ostenta una perfezione inattaccabile ma che, invece, riflette tutto il marcio e la corruzione che muovono gli ingranaggi della ricchezza e della prosperità. Il cineasta però, grazie al supporto degli sceneggiatori Marc Moss e Kerry Williamson, non opta per un adattamento totale e simbiotico del romanzo, ma al contrario si concede ampie libertà di ritrattare e riplasmare la materia del racconto, sino a modellare una storia che, pur mantenendo di fatto una linea di continuità con l’originale di Patterson, finisce per assumere connotati originali ed innovativi.
In questa pellicola, il detective Cross si trova a dover dare la caccia ad uno spietato serial killer con la passione per il disegno e la mutilazione dei corpi, soprannominato a tal proposito Picasso. Quando però lo psicopatico uccide la moglie dell’agente e mutila orribilmente il corpo della collega Monica Ashe, ecco che Cross abbandona la logica ed il raziocinio, e offuscato dalla vendetta e dalla rabbia decide di tentare il tutto per tutto per catturare l’assassino. Il secondo punto di svolta riguarda proprio la figura di Alex Cross, che qui non ha più il volto di Morgan Freeman, ma le fattezze di Tyler Perry, molto attivo in teatro e noto per aver creato il personaggio di Madea. Anche se, come ha affermato lo stesso Cohen, Perry risulta fisicamente e psicologicamente molto più somigliante di Freeman al Cross descritto da Patterson, purtroppo paga la sua esigua esperienza cinematografica non riuscendo a rendere, al pari del collega, le sfumature caratteriali ed emotive del personaggio. Ne scaturisce dunque un’icona stereotipata e priva di spessore, un copia-incolla letterario senza la sufficiente capacità di incarnare la complessità di un uomo braccato dal senso di impotenza e roso dal desiderio di vendetta. Inoltre, se il trucco della sostituzione del personaggio risulta una tecnica ormai abusata ed accettata nei serial televisivi, al cinema non è mai stata pienamente apprezzata. Ad affiancare Perry troviamo poi un più che dignitoso Edward Burns (visto recentemente in 40 carati e in film importanti come Salvate il soldato Ryan) nel ruolo del poliziotto Tommy Kane, ragazzo intrepido e deciso a tutto per vendicare la terribile sorte dell’amica e partner Monica, interpretata da una Rachel Nichols ormai spogliata dei ruoli da dura che ha dovuto sostenere di recente con Conan the Barbarian (2011), G.I. Joe – La nascita dei Cobra (2009) e Star Trek (2009).
Un quasi irriconoscibile Matthew Fox (il Dr. Jack Shephard di Lost), dimagrito di oltre 15 kg per la parte, veste i panni di Picasso, regalandoci un personaggio eclettico ed allucinato, anche se purtroppo non privo di alcune banali cadute nello stereotipo. Completa il cast il sempre perfetto Jean Reno nei panni dell’affarista cinico e senza scrupoli Giles Mercier, personaggio ambiguo e sfuggente che il divo francese interpreta con grande maestria, venendo purtroppo sacrificato ai fini di una sceneggiatura che, oltre ad essere (fin troppo!) lineare e prevedibile, non manca di numerose cadute di stile e tono, oltre che di pesanti buchi narrativi che rendono il ritmo del racconto zoppicante e a tratti molto banale, soprattutto nelle scene di idillio familiare che paiono fotocopiate da una melensa sitcom di amori e tradimenti. La recitazione appare nel complesso buona, ma come già detto condita di numerosi passaggi di circostanza, alcuni dei quali rasentano a volte il ridicolo e la caricatura. A salvare il prodotto finale dal collasso e dalla noia contribuiscono l’ottima fotografia, sporca e desaturata come si conviene al genere, di Ricardo Della Rosa, oltre che la perfetta scenografia della Detroit decadente e malfamata ideate da Laura Fox, e lo splendido montaggio, serrato e adrenalinico, di Thom Noble (vincitore dell’Oscar per Witness – Il testimone di Peter Weir).