Sarah Burton scava nel glam rock per giustificare il suo bisogno di zampa d'elefante che l'acchiappa fulminea come una voglia matta di patatine al formaggio a notte fonda. E' il David Bowie di Hunky Dory, quello con i capelli secchi e la tinta della Carrà dell'epoca di "tuo padre non t'ha cagato per una vita ma ora è quiiiiiii". Non è tipa da tuca tuca comunque quest'esilissima figura, stretta in giacchini dalle spalle appuntite e dai revers affilati, dai pantaloni dai riverberi metallici, dalla vita altissima e scampanati negli orli. Si muove tra i sarcofagi dorati dell'Egitto e il decò made in 900 con specchiature e stampe libellula, tra jacquard dorati e motivi alari fittissimi, bianco, grigio, nero, oro e vite strettissime inanellate in cinturoni di pelle decorati con catene. E non guasta l'intermezzo floreale, sempre decò, che ricorda le cineserie irrotte nella decorazione fittile di quel periodo. Suggestiva nelle silhouette iper verticali e nei contrasti cromatici accesissimi... ma è ancora troppo forte la mancanza del buon vecchio Alexander.
Sarah Burton scava nel glam rock per giustificare il suo bisogno di zampa d'elefante che l'acchiappa fulminea come una voglia matta di patatine al formaggio a notte fonda. E' il David Bowie di Hunky Dory, quello con i capelli secchi e la tinta della Carrà dell'epoca di "tuo padre non t'ha cagato per una vita ma ora è quiiiiiii". Non è tipa da tuca tuca comunque quest'esilissima figura, stretta in giacchini dalle spalle appuntite e dai revers affilati, dai pantaloni dai riverberi metallici, dalla vita altissima e scampanati negli orli. Si muove tra i sarcofagi dorati dell'Egitto e il decò made in 900 con specchiature e stampe libellula, tra jacquard dorati e motivi alari fittissimi, bianco, grigio, nero, oro e vite strettissime inanellate in cinturoni di pelle decorati con catene. E non guasta l'intermezzo floreale, sempre decò, che ricorda le cineserie irrotte nella decorazione fittile di quel periodo. Suggestiva nelle silhouette iper verticali e nei contrasti cromatici accesissimi... ma è ancora troppo forte la mancanza del buon vecchio Alexander.
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