L’enorme quantità d’informazioni che,ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, nelle nostre comode case ci raggiunge e ci sommerge, grazie agli odierni “media” e a internet, ci ha distratto quest’anno e fatto dimenticare l’8 settembre, la data che celebra in tutto il mondo quella che è la Giornata mondiale per l’Alfabetizzazione, istituita più di quarant’anni fa dall’Unesco.
E, per me, dire “alfabetizzazione nel mondo”in Italia equivale subito a pensare e a sottolineare “Opam”, una ong che da sempre si è occupata del problema “alfabetizzazione” e l’ha fatto con progetti mirati , che hanno regalato, con il dono del“saper leggere e scrivere”, il sorriso e il piacere della scoperta a tantissime persone.
Che fossero bambini, giovani o anche adulti, poco importa.
L’istruzione, che è un valore incommensurabile, significa quasi sempre (quando c'è la buona volontà, specie quella dei governanti), riduzione della povertà e prospettive di un possibile e /o quasi certo sviluppo della società in esame.
Apprendiamo, invece, dai dati scoraggianti degli ultimi rapporti di alcune organizzazioni preposte al monitoraggio che, nel mondo, e per giunta in questo secolo connotato da enormi promesse per una certa “fetta” di abitanti del pianeta, esistono circa 897 milioni di persone, che sono ancora degli analfabeti.
E il disagio maggiore riguarda, sempre secondo le statistiche, l’Asia e, in particolare, lo Stato indiano dello Jharkhand con un tasso di analfabetismo addirittura del 32% e riguardante coloro che hanno meno di quindici anni.
E il fenomeno ,tanto in Asia quanto anche in Africa, si complica notevolmente (lo riferiscono i rapporti comparati tra loro) sopratutto per le popolazioni, che abitano i villaggi isolati.
Quelli, cioè, che sono privi di scuole, dove per i bambini è impossibile percorrere chilometri a piedi e raggiungere l’edificio scolastico più vicino.
Si aggiunga, inoltre, che molte società d’affari locali o straniere, (e il medesimo discorso vale in Asia come in Africa e anche negli sperduti villaggi andini o messicani del continente americano) per lo sfruttamento delle risorse naturali dell’ambiente, come nelle foreste il taglio del legname pregiato o nelle miniere l’estrazione di materie prime strategiche (oro-coltan), utilizzano con estrema disinvoltura manodopera infantile a costi irrisori.
Quella che, di necessità, non può frequentare la scuola. E lo fanno spesso con la compiacenza degli stessi governanti,che chiudono tutti e due gli occhi in cambio di quelle che, dai noi, chiamiamo sostanziose “mazzette”.
Di recente per l’Africa lo sconcio noi lo abbiamo ricordato per i bambini, che lavorano sfruttati nelle miniere d’oro del Tanzania o in quelle del Kivu (Rep.dem.del Congo).
Nel Kivu si estrae , guarda caso, proprio il coltan o cassiterite, quello che viene utilizzato dall’industria delle tecnologie avanzate per i nostri cellulari e per i nostri computer.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)