Quanto al nuovo centrodestra, Alfano spiega: "Questa mia scelta nasce dal fatto che queste settimane mi hanno dato la riprova di quanto abbiano prevalso le forze più estreme all'interno del nostro movimento politico". Quello che sembrava il delfino del Cavaliere, poi prevede: "Saremo attaccati, ma non avremo paura combatteremo per affermare le nostre idee. Abbiamo un grande alleato: la nostra buona coscienza, la buona coscienza di chi le ha provate tutte prima di arrivare a questa decisione".
In serata, Renato Schifani ha annunciato le sue dimissioni da capogruppo del Pdl al Senato, per lui "un atto doveroso, dopo aver preso atto della costituzione del nuovo gruppo". Durissimo invece il commento di Raffaele Fitto, deputato Pdl: "Da Alfano è venuto un atto gravissimo contro la sua stessa storia e contro Silvio Berlusconi, i nostri programmi e i nostri elettori. Il vero popolo di centrodestra giudicherà". Stessa reazione da Renata Polverini: "Abbandonare Silvio Berlusconi é un atto di profonda viltà".
Fino all'ultimo minuto, il Cavaliere aveva cercato di tenere unito il partito, anche in vista del Consiglio Nazionale di domani e diffondendo questa nota: Cari amici, domani per il nostro movimento politico è un giorno importante. E’ il giorno in cui insieme sanciremo il ritorno a Forza Italia. E’ l’arrivo di un cammino che abbiamo deciso insieme nei mesi passati. Dietro di me, nella foto di famiglia, quel 19 settembre, meno di due mesi fa, mentre inauguravamo la nuova sede del partito, c’erano tutti i dirigenti del nostro grande movimento.
Questa è solo la prima tappa del cammino intrapreso. Da domani tutti dovremo impegnarci a rilanciare davvero il centro-destra italiano, la parte politica in cui si riconosce la maggioranza dei cittadini di questo Paese. Dovremo lavorare insieme per rilanciare i valori profondi in cui crediamo, quelli che ci hanno tenuto insieme per venti difficili anni. L’efficienza coniugata con l’equità, la meritocrazia e la solidarietà, la giustizia e la libertà, insomma l’orgoglio di lavorare per un Paese diverso e migliore.
Nel mio ultimo video-messaggio ho invitato tutti gli italiani che condividono i nostri valori a scendere in campo con noi, convinto che questa sia davvero l’ultima chiamata, l’ultima chance prima che la nostra Italia precipiti nel baratro della crisi e della ingiustizia. Ora vi chiedo: dopo lo spettacolo che la nostra classe dirigente ha offerto in queste ultimi giorni, perché un padre di famiglia, una donna, un giovane dovrebbe raccogliere questo appello. Perché i moderati italiani dovrebbero unirsi a noi, quando fossimo noi i primi a dividerci.
In questi giorni ho ascoltato le ragioni di tutti. - prosegue Berlusconi - Con la pazienza che tutti mi riconoscono ho cercato di trovare soluzioni che uniscano, spesso senza comprendere neppure le ragioni di una divisione. Domani dal palco del Consiglio Nazionale ripeterò quello che ho già detto più e più volte, fino allo sfinimento. Forza Italia è la casa di tutti, di coloro che hanno contribuito a fondarla, di coloro che si sono spesi per farla crescere, di quelli che vi hanno aderito o decideranno, spero, di aderirvi nel prossimo futuro. E’ la casa di chi crede nella grande forza dei moderati italiani. E’ la casa di chi antepone l’amore all’odio, di chi non coltiva l’invidia e la maldicenza, di tutti coloro che all’egoismo e ai piccoli, talvolta meschini, interessi personali antepongono sempre il bene comune.
Su questi valori, venti anni fa, ho fondato Forza Italia. Non cambierò io, non cambierà Forza Italia. Se così non fosse, se Forza Italia diventasse qualcosa di diverso, di piccolo e meschino, se diventasse preda di una oligarchia, se rischiasse una deriva estremista, sarei io che l’ho fondata a non riconoscermi più in questo progetto. Domani dal palco ripeterò ancora una volta le ragioni per cui è indispensabile restare uniti e lottare insieme, noi moderati per unire i moderati.
Domani sarà l’occasione per confrontarci e discutere. Come si fa in ogni famiglia. Ognuno porterà le sue idee. Ognuno è chiamato a dare il proprio contributo al disegno comune. Con civiltà, senza pregiudizi, senza retro pensieri.
Domani sarà il momento del confronto, davanti ai nostri elettori, perché a loro, ricordiamolo sempre, dobbiamo la nostra lealtà e a loro dobbiamo garantire il nostro impegno. Ho sentito parlare di raccolte di firme tra i nostri parlamentari: le uniche firme che a me interessano sono quelle di milioni di donne e di uomini che hanno creduto e credono in noi. E che nelle urne ci hanno concesso la loro fiducia.
E dopo aver parlato e ascoltato decideremo insieme il nostro futuro. Ognuno, dopo aver parlato ed ascoltato, sarà libero di fare le sue scelte. Ricordandosi della responsabilità che il voto di milioni di persone ci ha affidato e che a loro e solo a loro ognuno di noi è chiamato a rispondere del proprio operato.
Chi non si riconosce più nei valori del nostro movimento è libero di andarsene. Ma chi ancora ci crede ha il dovere di restare e combattere perché questi valori trionfino finalmente nel nostro Paese. Perché ora più che mai, in questo momento buio per l’economia e per la giustizia, ora più che mai tutti insieme dobbiamo difendere la nostra libertà, dobbiamo batterci con Forza Italia, perché siamo convinti che la difesa della libertà è la missione più alta, più nobile e più entusiasmante che ci sia.
E’ questa la missione principale per poter costruire il nostro Paese come un Paese dove nessuno possa temere se va al Governo il suo avversario politico, un Paese dove lo Stato e le sue istituzioni siano sentite come la casa di tutti e non invece come un nemico, come un nemico che è in agguato, un Paese dove lo Stato attraverso lo strumento fiscale non espropri i cittadini dei risparmi e dei beni che con il loro lavoro e i loro sacrifici sono riusciti a conquistarsi, un Paese dove non ci siano giudici che usino i loro poteri per eliminare gli avversari politici.
Questa è la missione che ci siamo dati a partire dal 1994 - conclude Berlusconi - la missione per cui siano scesi in campo, la missione per cui abbiamo lottato in questi venti anni sconfiggendo il pericolo di una definitiva presa del Governo da parte di una sinistra che non ha mai rinnegato la sua ideologia e la sua storia".
Ma ormai era chiaro che la situazione sarebbe degenerata. I lealisti infatti, erano pronti a sedersi intorno ad un tavolo e riaprire il canale delle trattative se gli alfaniani avessero accettato due condizioni: la questione della decadenza da trattare in una riunione ad hoc degli organismi del partito e la creazione di un comitato di garanzia per la gestione di Forza Italia invece dei due coordinatori chiesti da Alfano. Proposte però che i governativi hanno subito rispedito al mittente, decidendo di procedere per la loro strada e annunciando la separazione e la nascita di una nuova componente che, numeri alla mano, avrebbe l'adesione di 37 senatori e 23 deputati.