Sbaglia chi pensa che l’offensiva di Grillo per cacciare i quattro Senatori dissidenti sia stata dettata dall’irritazione per le critiche ricevute sul modo adottato dal leader di affrontare la consultazione con Renzi. L’azione di Grillo è frutto di un preciso calcolo politico: sfrondare il gruppo parlamentare di tutte le componenti dialoganti, per ricompattarlo su una posizione oltranzista, col duplice obiettivo di mantenere la presa sul malcontento generalizzato e populista e annullare ogni possibile fraintendimento di chi ha visto nel Movimento una forza in grado di incidere concretamente nel governo del paese. Grillo sa benissimo che una simile operazione potrebbe ridimensionare sensibilmente il bacino di voti, ma, in questo momento, per i grillini è fondamentale la riaffermazione di un’identità duropurista, piuttosto che la caccia al voto, dato che, allo stato attuale, è impossibile prevedere quando si verificheranno le prossime elezioni politiche. Certo, incombono le elezioni europee, ma, nonostante i proclami, a mio parere l’ayatollah genovese e il quinto cugino di campagna, Gianroby, hanno un interesse piuttosto marginale per le consultazioni continentali. L’orizzonte del M5stelle è ristretto ai confini nazionali; il Parlamento Europeo rappresenterebbe eslusivamente una palestra per la lotta politica in Italia.
La spaccatura tra dialoganti e oltranzisti era inscritta nel Dna stesso del “vecchio” Movimento: basta digitare Grillo nel motore di ricerca di questo blog per vedere quante volte, nel mio piccolo, ne ho scritto, nell’ultimo anno. Negli ultimi mesi, la tensione è andata crescendo, tanto che ormai ci si poteva aspettare la rottura da un momento all’altro. La scelta di questo particolare passaggio politico, caratterizzato dal repentino cambio dell’esecutivo, non è casuale: da un lato, è il tentativo di togliere la luce dei riflettori dal nuovo premier; dall’altra, la volontà di spingere i dissidenti espulsi e gli eventuali fuoriusciti a sostenere Renzi, in modo da poter imbastire una gogna mediatica sul sacro blog, al grido di venduti e traditori. Credo che i quattro Senatori non cascheranno in questa trappola.
Il Movimento, ahinoi, non si disintegrerà. La pattuglia parlamentare sarà più snella e perderà, a mio immodesto parere, gli elementi migliori. Ci sarà certamente un contraccolpo in termini di consenso, ma basterebbe qualche altro pasticciaccio della politica tradizionale, per fargli recuperare i favori dell’elettorato deluso. Piuttosto, lo scossone parlamentare potrebbe determinare nuovi scenari di maggioranza o quantomeno il rafforzamento delle posizioni responsabilmente critiche al nuovo governo. Per Renzi, un’arma a doppio taglio: la possibilità di poter fare pressione sul Nuovo Centro-Destra, con l’ipotesi di un differente equilibrio di maggioranza; l’irrobustimento della sinistra del Pd che, di fronte al nuovo assetto del Senato, potrebbe creare non pochi problemi al nuovo governo, nel caso Renzi si dimostrasse sordo alle sue istanze.