Si tratta di cogliere il senso di un essere che si cerca “cu sugn’eu ammata no’ mparà” (chi sono io, non ho ancora imparato), che forse non ha ancora trovato la propria ragion d’essere malgrado i figli, il lavoro, il riscatto sociale.
Questo leggero spaesamento, però, con la naturalezza di esser parte di un vasto regno naturale in cui il rapporto con Dio non é mediato dalle categorie teologali ma da un dialogo/scontro di natura pratica, dipendente dal risultato di un certo essere/avere, che include anche la bestemmia come momento privilegiato della dialettica.
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