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Algeria / Attacco a un sito petrolifero nel sud e parecchi interrogativi senza risposte

Creato il 16 gennaio 2013 da Marianna06

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Le turbolenze maliane e gli scontri armati sul territorio del Paese africano riguardano anche noi italiani. Non è un’illazione.

E la conferma ci viene proprio da quest’attacco sferrato alcune ore fa  nell’Algeria meridionale ad un sito della British Petroleum.

Non dobbiamo dimenticare, infatti, che accanto alla Libia per il petrolio,sia pure con tutti  i grossi e reali inconvenienti della destabilizzazione politica del dopo-Gheddafi, l’Italia fa riferimento per l’approvvigionamento di gas essenzialmente  all’Algeria.

Pertanto sono indispensabili, a livello politico-diplomatico,ci piaccia o meno, ottimi rapporti con entrambi i  Paesi.

Ritornando a quanto è accaduto ad Amenas,cittadina nel sud dell’Algeria e sede del sito della British  Petroleum, le conseguenze dell’attacco da parte di una brigata terroristica di matrice islamista, che si dice pare sia proveniente dal Mali, ha prodotto un certo numero di ostaggi, tecnici e maestranze, per altro di differenti nazionalità, della cui sorte al momento si sa ancora poco o nulla.

Probabilmente la storiella finirà, come sempre  in casi del genere, con esose richieste di riscatto, che qualcuno pagherà. Ma la paura è notevole.

Essa anzi permane e, semmai, si alimenta per trasformarsi da fuocherello in incendio.

Si comincia cioè ad intravedere con maggiore chiarezza rispetto agli inizi che il conflitto nel Mali, che prova ad espandersi  gradualmente in tutta l’area del Sahel, oltre che voluto da chi tira bene i fili del teatrino dei burattini, foraggiando ampiamente i fondamentalisti, è destinato a coinvolgere più di un Paese europeo.

Con conseguenze che non è molto difficile immaginare.

Italia inclusa. Pur con tutta la sua attuale debolezza istituzionale.

Non si può, perciò,assolutamente stare solo a guardare. E , dunque, l’attuale nostro ministro degli Esteri, Giulio Terzi, sull’esempio dell’intervento francese,per parecchi aspetti criticabile, ha messo a disposizione, per conto dell’Italia, le basi aeree a sostegno di una guerra,che dura ormai da troppi mesi per essere un conflitto circoscritto al solo Mali

E la Francia poi ,la “nostra” cugina, sappiamo a chiare lettere, che ha grossi interessi nell’area .

Non solo in Mali, dove le fanno terribilmente gola le terre dei Tuareg.

Soprattutto la”signora” non può permettersi di rinunciare  all’uranio che le proviene dal Niger, che è il suo primo fornitore ufficiale.

Così come gli USA devono tenersi buona ad ogni costo l’Arabia Saudita da cui pompano petrolio ma che, sotto banco, tacitamente, e per vie traverse, invia armi e denaro ai terroristi.

 

   a cura di  Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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