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ALicE vs burocrazia 1 a 0

Da Leragazze

image0-001 (2)La premessa è che il Papà delle Ragazze era in attesa di ricevere una chiamata dalla ASL per una visita domiciliare che aspettavamo tutti con impazienza, anche perché i termini entro i quali avrebbero dovuto farla erano già trascorsi da tempo, ma, si sa! siamo in Italia. Ne aveva già fatta una un paio di mesi prima, e ora era in attesa di fare la seconda.

Un giorno, sentendo la segreteria telefonica il Papà trova un messaggio, proprio della ASL, con il quale una signora chiedeva di essere richiamata per fissare finalmente l’appuntamento per la visita in questione. Il Papà, preso dai suoi impegni non richiama subito, ma gli torna in mente il giorno dopo mentre era in macchina con Spicy. Quindi dal cellulare chiama casa sua per farsi dettare il numero di telefono che si era appuntato, e a quel punto chiama subito. Gli risponde una tizia acidissima che gli dice che non aveva idea di chi avesse potuto chiamarlo, che era un palazzo di 5 piani, e che non poteva aiutarlo. Spicy non si arrende e richiama lei: stessa storia, stessa signora, stessa acidità.

Alla fine vado io a casa dei Genitori, ma non riesco a trovare il messaggio in questione. Provo a richiamare ugualmente il numero di telefono, cerco di spiegare con calma alla Signora Acida che cosa stavamo aspettando dalla ASL, nella speranza che le si illuminasse la lampadina e capisse chi avrebbe potuto cercare il Papà. Nulla: mi risponde in malo modo, dicendomi che non aveva nessuna idea e che dovevamo smettere di chiamare.

Il giorno dopo, con il Papà in casa, mi accingo a tornare nuovamente da lui per ascoltare personalmente il messaggio, visto che io ho poca dimestichezza con la sua segreteria telefonica. Non solo lo ascolto, ma lo registro con il mio telefonino. Mi appunto nome e cognome della signora (che aveva la stessa voce della Signora Acida) e, prove alla mano, richiamo la ASL. Chiedo della signora in questione, mi risponde la Signora Acida confermando di essere lei, e a quel punto le dico con tono fermo e deciso, che avevo ascoltato il messaggio, che dunque né mio Papà né io eravamo dei pazzi visionari. Lo faccio ascoltare anche a lei che basita mi dice che è sicura di non aver fatto proprio quella chiamata, che aveva fatto una telefonata del genere, ma ad un’altra paziente, non al Papà. Beh, le rispondo, ha ascoltato il messaggio dalla sua viva voce, si arrenderà almeno di fronte a questo? La Tapina, mette la coda tra le gambe e mi dice che avrebbe cercato la cartella e ci avrebbe richiamato. A quel punto le lascio il mio numero: non volevo correre il rischio di dover andare a registrare altri messaggi dalla segreteria del Papà.

In effetti il pomeriggio stesso mi richiama. Mi ripete che non si spiega il messaggio, che lei era sicura di non aver lasciato, ma tant’è, mi fissa un appuntamento per la famosa visita domiciliare. Vittoria! Anzi, doppia vittoria: perché, ho ricollegato, il messaggio che era registrato sulla segreteria del Papà, era vecchio! Già! Era quello relativo alla prima visita effettuata due mesi prima! Quindi in fondo la Signora Acida aveva anche ragione, ma di fronte all’evidenza di una registrazione si è dovuta arrendere!

La morale di questa avventura è che contro la burocrazia a volte si riesce anche a vincere, ma solo barando (sia pure in modo inconsapevole)!


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