Nel 1948 del Novecento, l’astronomo Fred Zwicky, lo stimato co-scopritore della materia oscura, ipotizzò che “getti di fusione” potrebbero essere usati da una civiltà futura per navigare il nostro Sole e i pianeti del Sistema Solare attraverso la Galassia. Egli suggerì che i nuclei del combustibile potessero essere sparati verso il Sole per produrre esplosioni e che avrebbero prodotto una spinta verso lo stesso Sole come petardi che esplodono in un barattolo di latta. Ma per andare dove?
Zwicky pensava che l’intero Sistema Solare potesse raggiungere Alpha Centauri in poche migliaia di anni.
Quarant’anni dopo, il fisico Leonid Shkadov suggerì che civiltà extraterrestri avanzate potessero sfruttare l’uscita di energia del Sole per la loro migrazione stellare. Avrebbero utilizzato un “motore stellare” – senza il bisogno di motori a fusione. Basta costruire un immenso specchio sferico che riflette alcune delle radiazioni che provengono dal di sopra della stella.
Questa pressione radioattiva sulla stella crea uno squilibrio in cui una forza netta spinge la stella nella direzione opposta. Questa è semplicemente fisica newtoniana, anche se il signor Isaac non avrebbe mai immaginato una tale applicazione.
Per funzionare, un cosiffatto motore stellare dovrebbe essere una megastruttura, di milioni di miglia di diametro. La cattiva notizia è che un pianeta potrebbe essere smantellato per creare una tale mostruosità. La buona notizia è che tali megastrutture – se esistono – dovrebbero essere rilevabili con la tecnologia dei telescopi di oggi.
Duncan Forgan, dell’Università di Edimburgo, suggerisce che un tale mega-specchio potrebbe ostruire parte del disco di una stella durante le nostre osservazioni alla ricerca di pianeti che passano attraverso la faccia di una stella, un evento che chiamiamo transito.
Colui che modella ipotetiche curve di luce prodotte da esopianeti in transito stellare possiede un propulsore Shkadov. A seconda la sua posizione, il gigantesco specchio potrebbe bloccare prematuramente l’ombra dei pianeti, perché sta occultando una porzione della stella. La silhouette dell’immenso specchio potrebbe misteriosamente troncare il predetto calo simmetrico della forma ad U della luce stellare che misura e segue, ad ogni transito, il pianeta lungo la sua pista orbitale.
Sarebbe difficile da spiegare se l’eccentrica curva luminosa possa essere stata causata dall’intervento di una tale struttura. Forgan avverte che la presenza di macchie stellari può produrre “ammaccature” nel transito della curva luminosa, quando il pianeta attraversa un punto stellare e questo potrebbe essere frainteso come una struttura artificiale. Tuttavia il punto stellare potrebbe ruotare fuori dalla vista di transiti successivi. Supponendo che il mostro-specchio sia fisso nello Spazio, la sua silhouette dovrebbe rimanere stabile.
L’osservatorio spaziale Kepler della NASA ha trascorso gli ultimi cinque anni accumulando una enorme volta di dati di transiti planetari su 150.000 stelle nella costellazione del Cigno. E così questa ipotesi è verificabile.
Il problema è che ci sono molte incognite ammassate su molte altre incognite. Qual’è la probabilità che una civiltà aliena abbia i mezzi e il coraggio nel provare a costruire una tale mostruosità, e che sono abbastanza vicine da rilevare?
Dopo molte speculazioni, le stime prudenti di Forgan dicono che un limite inferiore di una stella su milioni di stelle abbia una tale rilevabile megastruttura. Nella migliore delle ipotesi, il più vicino propulsore stellare si troverebbe ad una distanza di 1.000 anni luce.
Il database di Kepler è di diversi ordini di piccola magnitudine in stelle osservate. Con tali bassi probabilità di successo, sarebbe difficile convincere qualcuno a finanziare un osservatorio spaziale adibito alla ricerca di ingegneria aliena. Così tutta l’opportunità di continuare l’osservazione di esopianeti sarà lasciata al fortunoso SETT (Search for Extraterrestrial Technology).
Per quale motivo una civiltà avanzata affronterebbe una spesa così rischiosa per realizzare un progetto di megastruttura per orientarsi attorno alla sua stella? Si stima che il Sole sia passato attraverso dieci fredde nubi di idrogeno molecolare allacciate con la polvere, lungo la sua orbita galattica. Le conseguenze sono che questo oscurerebbe una stella, e che a sua volta potrebbe causare qualche serio cambiamento climatico su un pianeta. Forme di vita aliene longevi deciderebbero di girare attorno a queste buche galattiche.
Oppure gli extraterrestri potrebbero voler evitare il predetto passaggio ravvicinato vicino ad una stella, in quanto potrebbe destabilizzare una nuvola cometaria che si crede circonda i sistemi planetari. (Si crede che l’avvicinamento della cometa ISON sia un distante visitatore proveniente da questa ipotizzata nube di Oort intorno al nostro Sistema Solare.)
Esiste una straordinaria, piccola, ma concreta possibilità che la prova di tale mega-ingegneria sia sepolta nei dati archiviati di astronomia. Ma c’è di più. L’assenza di tale prova potrebbe suggerire l’esistenza di un limite superiore sul come una lontana civiltà tecnologica possa progredire. Oppure, riflettendo di più, significa che ci sono dei limiti ristretti sulla longevità di una società tecnologica.