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Alighiero Boetti: Game Plan

Creato il 12 aprile 2012 da Nebbiadilondra @nebbiadilondra

http://www.thisislondon.co.uk/arts/article7499382.ece/ALTERNATES/w460/Alighiero+Boetti

Mappa 1989 - 1992

Molto prima di Damien Hirst, Alighiero Boetti (1940 –1994), aveva deciso che un artista poteva considerarsi tale anche senza essere coinvolto in ogni stadio della produzione artistica delle sue opere, ma che poteva limitarsi a concepirle e  svolgimento del processo che aveva messo in moto e che altri avrebbero portato a termine. E come disse lui stesso in un intervista con Il Messaggero nel 1977, "che questo lavoro venga fatto da me, da te, da Picasso o da Ingres, non importa. È il livellamento della qualità che mi interessa."  Non sorprende pertanto la sua passione per la tradizionedella arte islamica e della archotettura dell'Asia centrale, dove la dissoluzione della paternità artistica è un dato di fatto.
Uno degli esponenti originali dell’Arte Povera insieme a Michelangelo Pistoletto, Boetti si distacca presto da questo movimento per intraprendere un viaggio alla scoperta della sua identità artistica. Affascinato dall idea dell'altro, inserisce una "e" tra nome e cognome diventando così Alighiero E Boetti. La sua è un’arte giocosa e piena di ironia, che dà libero sfogo alla sua peripatetica abilità di creare opere che ‘parlano’ a contesti e persone differenti. Negli anni Settanta viaggia spesso tra il Guatemala e l'Oriente; poi, quasi per caso, l'Afghanistan. Affascinato dalla tradizione artigiana delle culture medio-orientali,  il paese diventa per lui come una seconda patria, tanto che arriva ad aprire un hoteli, il One Hotel, nel quartiere residenziale di Kabul.  Crea arazzi, tappeti e ricami che altri realizzano per lui, e le meravigliose Mappe del mondo. tate ne raccoglie almeno dodici di questi giganteschi arazzi tessuti a mano (in media ci volevano cinque anni per finirne uno), enormi planisferi colorati, dove gli stati sono delineati dai colori delle loro bandiere: un vero documento geo-politico che con ogni arazzo illustra l’evoluzione delle frontiere geografiche. Di queste opere, Boetti preparava il modello in Italia che poi spediva in Afganistan per farlo realizzare da uomini e donne del luogo, in un momento (gli anni Settanta) in cui in Europa si sapeva a malapena che esitesse una nazione con questo nome. Boetti diverte e si diverte, ma il suo interesse per la politica è reale e resta una costante del suo lavoro.
La più recente delle mappe, è stata concepita nel 1989, in seguito alla caduta del muro di Berlino e alla riunificazione della Germania. E visto che i guai non vengono mai da soli, durante il tempo della sua lavorazione sono accadute altre cose mica da ridere, tipo la nascita della Namibia nel 1990 (che Boetti aveva lasciato in bianco dal 1979, rifiutandosi di riconoscere il protettorato sudafricano); la dissoluzione della Yugoslavia e della Cecoslovacchia, la la caduta dell’Unione Sovietica e la nascita della Federazione Russa qui indicata con la nuova bandiera a strisce orizzontali bianco, blu e rosso, quella dello Zar Pietro il Grande.  

Alighiero Boetti

Alighiero Boetti, Mappa, 1979

E a dimostrare che il colore è un'opinione, i continenti sono tuffati in oceani gialli, verdi persino di rosa. Che in fondo, per chi non ha mai visto il mare come quei tessitori afgani, il suo ‘vero’ colore non ha molta importanza. Soprattutto se l'azzurro deve arrivare dall’italia e c’è tanto filo rosa a disposizione...

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