Secondo i Centers for Disease Control and Prevention, negli Stati Uniti ogni giorno 200 mila persone vengono contaminate da quello che mangiano. Ogni anno ne vengono ricoverate 325 mila per disturbi indotti dal cibo e il numero dei decessi equivale a quello degli americani morti in Iraq e in Afghanistan dal 2003 a oggi. Inoltre, secondo Pew Charitable Trust il costo sanitario di tutto questo è di circa 152 miliardi di dollari.
Nonostante questi dati allarmanti giace da tempo al Senato statunitense una proposta di legge che attribuisce al Food and Drug Administration il potere di controllare se negli alimenti siano presenti patogeni pericolosi, di risalire alla fonte di essi, di sequestrare i prodotti contaminati e di punire le aziende che li mettono in vendita.
È una normativa sostenuta da un nutrito gruppo di associazioni e organizzazioni tra cui American Public Health Association, Consumers Union, Center for Science in the Public Interest, United States Chamber of Commerce e Grocery Manufacturers Association. Con un sostegno del genere ci si aspetterebbe una pronta approvazione, ma evidentemente c’è chi rema contro e aspetta che la proposta muoia di morte naturale. Se infatti non verrà approvata in questa sessione tutto verrà azzerato e sarà necessario ricominciare da capo l’intero iter.
Oltre ad aziende interne prive di scrupoli, si punta il dito anche sulla Cina, il maggior esportatore negli USA dopo Canada e Messico. Sono arrivati recentemente fino a noi gli echi degli scandali che avevano a che fare con prodotti cinesi contaminati, per esempio la pasta sbiancante per i denti a base di piombo, o le bevande contenenti alcol industriale. E due anni fa quasi 300 mila bambini sono stati avvelenati in Cina con del latte artificiale adulterato con melamina, una sostanza chimica a basso prezzo ma tossica. Per non parlare poi dell’uso diffuso di antibiotici e pesticidi nell’agricoltura cinese.
E da noi? Forse, e una volta tanto, le nostre normative ci fanno sentire un po’ più protetti di quel che accade agli statunitensi, attribuendo ai NAS (Nuclei anti sofisticazione), delle unità specializzate dei Carabinieri, le funzioni di controllo e di contrasto in materia di produzione, importazione, vendita e somministrazione di alimenti e bevande e in materia di uso illegale di sostanze attive negli allevamenti di animali. È loro competenza anche la lotta al commercio di prodotti di provenienza extracomunitaria pericolosi per la salute se realizzati e posti in vendita senza i requisiti di legge.
Ci piace pensare che siamo in buone mani, almeno per quel che riguarda la sicurezza alimentare, per il resto… beh, meglio lasciar perdere.