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All’1% della popolazione il 99% della ricchezza: si rischia di vanificare la lotta alla povertà

Creato il 18 gennaio 2016 da Stivalepensante @StivalePensante

I 62 supermiliardari più ricchi del mondo hanno una ricchezza equivalente a quella della metà più povera della popolazione mondiale. E’ quanto emerge da un rapporto della ong Oxfam pubblicato in coincidenza con l’annuale World Economic Forum che si tiene questa settimana a Davos. Lo studio indica tra l’altro che la ricchezza della metà più povera della popolazione mondiale – circa 3,6 milioni di persone – è scesa del 41% (pari a mille miliardi di dollari) dal 2010 a oggi. Allo stesso tempo, la ricchezza delle 62 persone più ricche del pianeta è aumentata di oltre 500 miliardi di dollari a 1.760 miliardi di dollari.

(fool.com)

(fool.com)

L’1% della popolazione mondiale ha più ricchezza che il 99% restante: una diseguaglianza “inaccettabile”, denunciata da Oxfam alla vigilia della prossima riunione annuale del Forum Economico Mondiale che si terrà questa settimana nella località svizzera di Davos. Secondo i dati di Oxfam, 62 super-ricchi possiedono la stessa ricchezza di metà del mondo, circa 3,6 miliardi di persone. L’organizzazione non governativa chiede ai grandi del mondo che si confronteranno a Davos un’azione per metter al bando i paradisi fiscali.

Il rischio della vanifica della lotta alla povertà. Il rapporto descrive un mondo dove la crescente disuguaglianza economica ha impatti devastanti sulle persone meno abbienti e rischia di vanificare la lotta alla povertà. Tra l’altro la ricchezza si va sempre più concentrando perchè 6 anni fa i super-ricchi con un patrimonio pari alla metà della popolazione più povera erano 388. Dal 2010, 3,6 miliardi di persone – la metà della popolazione mondiale – ha visto la propria quota di ricchezza ridursi di circa 1.000 miliardi di dollari: una contrazione del 41%, nonostante l’incremento demografico abbia registrato 400 milioni di nuovi nati nello stesso periodo. I 62 super-ricchi hanno registrato un incremento di oltre 500 miliardi di dollari, arrivando così ad un totale di 1.760 mld di dlr, in un contesto che continua a lasciare le donne in condizione di svantaggio (perfino tra i 62 super-ricchi solo 9 sono donne).

Nonostante i leader mondiali abbiano dichiarato in più occasioni la necessità di contrastare la disuguaglianza, il divario tra i più ricchi e il resto del mondo è drammaticamente cresciuto negli ultimi 12 mesi. Le previsioni di Oxfam, secondo cui l’1% della popolazione mondiale avrebbe posseduto più del restante 99% entro il 2016, si sono confermate con un anno di anticipo.

“E’ inaccettabile che metà della popolazione più povera del mondo possieda meno ricchezza rispetto a poche decine di persone. Di fatto, i leader mondiali non hanno ancora intrapreso alcuna azione concreta per contrastare una disuguaglianza crescente e ormai fuori controllo”, ha dichiarato Winnie Byanyima, direttrice di Oxfam International. “A Davos, quest’anno, chiederemo con forza a governi e grandi corporation di porre fine all’era dei paradisi fiscali. I paradisi fiscali sono quei luoghi nei quali multinazionali ed elites economiche si rifugiano evitando di contribuire, con la giusta quota di tasse, al finanziamento di servizi pubblici gratuiti e di qualità a tutti i cittadini. Oggi 188 delle 201 più grandi multinazionali sono presenti in almeno un paradiso fiscale, alimentando una disuguaglianza economica estrema che ostacola la lotta alla povertà”.

7.600 miliardi di dollari di ricchezza di privati nei paradisi fiscali. A livello globale gli investimenti offshore dal 2000 al 2014 sono quadruplicati, e si calcola che 7.600 miliardi di dollari di ricchezza di privati individui (una somma equivalente ai tre quarti della ricchezza netta delle famiglie italiane nel 2015) sia depositato nei paradisi fiscali. Se sul reddito generato da questa ricchezza venissero pagate le tasse, i governi avrebbero a disposizione 190 miliardi di dollari in più ogni anno. Un’altra stima eloquente mette in risalto come il 30% della ricchezza dell’intero continente africano sia depositato su conti offshore per un ammontare complessivo di circa 14 miliardi di dollari all’anno in mancate entrate fiscali”


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