Dal 4 novembre 2011 al 22 gennaio 2012 il Solomon R. Guggenheim celebra Maurizio Cattelan con un’originale retrospettiva intitolata “All”. La mostra, fortemente voluta da Nancy Spector, curatrice e vicedirettrice del museo, raccoglie tutta la ventennale carriera dell’artista padovano, fatta di provocazioni, irriverenze, critiche e successi.
Anche in questo caso Cattelan non manca di stupire e lo fa proponendo un’audace ed inconsueta installazione. Ha deciso, infatti, di non esporre semplicemente le 128 opere prodotte dal 1989 ad oggi, ma di appenderle, come bucato o come cadaveri esanimi, al soffitto della spirale del celebre museo. Un percorso insolito, suggestivo e surreale per riproporre le sue tante creazioni. Un viaggio tra un Hitler inginocchiato (HIM) intento nella preghiera, un Papa colpito da un meteorite (La nona ora), cavalli appesi esanimi ed un susseguirsi di altre opere fino ad arrivare a “L.O.V.E”, fuckoff marmoreo contro il mondo della finanza.
Per quella che lui stesso ha definito come la sua ultima installazione, Cattelan ha voluto compiere, quindi, un’esecuzione di massa delle sue opere. Le ha impiccate, ma non su di un qualunque patibolo. Ha scelto, infatti, come luogo di esecuzione la prestigiosa cornice del Guggenheim, luogo icona di bellezza ed arte in tutto il mondo, sin dalla sua progettazione negli anni ’40, per mano di Frank Lloyd Wright.
M.D.