All Guns on Deck è un intrigante titolo in Early Access, disponibile già per l’acquisto su Steam e sviluppato dai ragazzi di Decaying Logic. Il titolo presenta delle feature molto interessanti già ad uno sguardo approssimativo, rivelandosi più profonde e divertenti con il prosieguo della giocata. Indubbiamente però la fase di sviluppo è lontana dall’essere conclusa, e spesso si manifesta in una mancanza di elementi quasi necessari per un buon gameplay, più che in una semplice carenza di attività.
Il gioco, inutile girarci attorno, deve moltissimo ad un titolo illustre del panorama indie: FTL. Per chi non lo ricordasse, si tratta di un dinamico strategy game, nel quale assemblare la propria nave attraverso un complesso sistema di add on, power up e membri dell’equipaggio, per affrontare un viaggio pericolosissimo lungo un percorso procedurale. In FTL la componente dinamica era ridotta ai minimi termini, lasciando all’automatismo (ed alla lungimiranza tattica del giocatore) il fulcro delle battaglie. All Guns on Deck invece prova ad inserire una componente spiccatamente arcade a questo stile di gioco, inserendosi inoltre in un ambiente nettamente differente e complesso. Non abbiamo un grande bisogno di trama, ci basterà sapere contro chi dover combattere. Una volta introdotti alle meccaniche base dal tutorial ci ritroveremo nella schermata principale, forse una delle peggio realizzate dell’intero gioco. Attraverso un sistema punta e clicca dovremo spostare il nostro giovane generale da un locale all’altro (l’armeria, i dormitori, etc.) a seconda delle diverse necessità di assemblaggio e reclutamento che si manifesteranno durante le diverse giocate. La luce molto buia, e la inspiegabile lentezza dell’omino nei movimenti rendono questa fase a dir poco frustrante: è chiaro il tentativo di rendere questa fase più “realistica”, inserendo un controllo diretto del protagonista, che però si rivela indiscutibilmente ostico e non necessario (sarebbe bastato un click con accesso diretto per ogni struttura). Sarà qui che sfrutteremo i soldi guadagnati abbattendo i nemici, attraverso la compravendita di oggetti o skill. Ognuna di queste componenti si rivelerà essenziale per poter progredire ed affrontare ondate di nemici via via più forti. Il numero di add on proposte è davvero elevato (a cui se ne aggiungono molte estetiche), rendendo il prodotto variegato e profondo dal punto di vista dei differenti approcci bellici, che cambiano visibilmente a seconda delle combinazioni scelte dal giocatore.
Il momento della battaglia vero e proprio è forse il punto più originale ed interessante di All Guns on Deck. Durante i vari scontri, che si svilupperanno lungo una rodata struttura ad ondate, dovremo decidere se controllare l’equipaggio, spostandolo verso i punti di forza dell’imbarcazione (o magari le zone ad alta criticità) o se prendere il comando diretto delle armi, con un notevole aumento di precisione e partecipazione nell’azione di gioco, contrapposto ad una non sempre brillante gestione automatica delle truppe da parte della IA. In tutti e due i casi insomma incontreremo notevoli pro e contro, trasformando ogni battaglia in una divertentissima e frenetica giocata pseudo arcade, la quale, pur non lasciando il destino del livello solo nell’abilità da shooter del fruitore, offrirà comunque una partecipazione allo scontro eccezionalmente dinamica e competitiva. Un punto di forza che non può essere messo in discussione e che, assieme al profondo sistema di personalizzazione, rappresenta il vertice massimo di sviluppo della fatica targata Decaying Logic.
Come detto nell’introduzione però, il titolo manca ancora di componenti fondamentali per poter essere acquistato ad occhi chiusi. Le mancanze si palesano soprattutto in sede grafica ed audio, dove nonostante la buona originalità dell’ambientazione e del concept design, c’è ancora moltissimo lavoro da fare. Appunto il concept è interessante: un mondo steampunk, di notevole caratterizzazione e ben variegato nell’originalità di strumenti ed armamentari. Nonostante questo tutto il contesto pecca di sufficienza, venendo a mancare una struttura narrativa e descrittiva capace di poter aiutare il giocatore all’immedesimazione. Graficamente parlando poi il cell shading utilizzato dagli sviluppatori risulta essere più un escamotage tecnico che un vezzo artistico, non riuscendo a mascherare l’aspetto ancora troppo grezzo di sprite e texture. Anche dal punto di vista di musiche e sonoro il lavoro da fare è lungo: soundtrack ripetitiva e alla lunga molesta, comparto audio purtroppo non all’altezza della mole incredibile di rumori da dover gestire. Un prodotto insomma che nasconde un’ottima idea (ed un’esperienza di gioco già godibile) dietro ad alcune ingenuità tecniche risolvibili ma comunque evidenti.