Due giorni a Natale, la redazione incredibilmente silenziosa, i giornalisti in volo per l’Italia (li odio), una parte dei colleghi impegnati nella registrazione della puntata di Capodanno, gli altri – hem – cazzeggiano in modo sfrontato, indecente.
Stipendio in ritardo, neanche il tempo per una seduta dalla parrucchiera che ormai vede più le mie amiche in visita che me, apri/chiudi/apri siti di vendita online, Signore grazie perché la puntata di domani coincide con la Vigilia e nessuno la guarderà, perché stavolta abbiamo scavalcato il concetto di “noia” per approdare a vele spiegate al coma cerebrale.
Poi sole, caldo, nascondermi in regia per non essere cooptata su altri programmi, lo scazzo anche solo all’idea di uscire e raggiungere il bar per un caffè.
Mi regalo confezioni di tè dalle profumazioni improbabili, già che ci sono m’accatto anche una crema viso alla menta che ricorda un po’ quelle per i piedi ma è vegan, è bio e quindi sono convintissima che farà miracoli sul viso, sbaglio il sottotono dell’ennesimo rossetto nude – sei gialla figlia mia, fattene una ragione – mi serve un’agenda ma temo possa essere usata contro di me in tribunale.
Domenica sono stata in montagna e mi sono ammalata, sti anticorpi da montagnina non funzionano a queste altitudini, mi sono sentita molto ragazzetta cagionevole di città e non lo sono, poi a casa ho trovato un bakllava che cuoceva placido in forno e ho pensato che non andare a Torino per le feste può avere dei lati positivi.
Qui si trovano delle Michael Kors e delle Céline false come Giuda ma quasi identiche alle originali, voi amiche che ne riceverete una dalla sottoscritta sappiate che è un tarocco, ma che ve l’ho preso con affetto infinito. Ergo, non pensiate che la paga di una schiava della macchina mediatica sia così alto.
Stasera preparo il vin brulé, il liquore al caffè, i muffin con Nutella e arance e guardo un film che senza motivo alcuno collego al Natale.
Forse il motivo è che sono una brutta persona.
Buone feste a tutti voi!