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All’inferno rossonero: La divina scomunica (canto II)

Creato il 04 ottobre 2010 da Gianclint

All’inferno rossonero: La divina scomunica (canto II)GLI IGNAVI

Prima di addentrarmi all’interno del primo girone infernale, incontrai un gruppo di tifosi ignavi. Quelli che non si schierano mai apertamente, non criticano ma non appoggiano mai il Milan, e di conseguenza si schierano contemporaneamente sia con il Milan che contro. Lo so per alcuni è un concetto difficile, diciamo che c’è gente in giro capace di parlare per ore senza mai prendere posizione, “sono scettico ma non critico” “sono a favore ma non mi schiero”. Insomma per la serie, prendi una decisione, comunicatela e poi faccela sapere! Nel mio sogno, essi si trascinano a fatica dietro ad una bandiera del Milan, mentre vengono malmenati e seviziati.

Rialzatomi dalla botta infernale
vidi il mio compare ad aspettarmi intento
“Un momento! Mi son fatto male”

“Orsù vieni, del vociare sento,
gente che soffre dietro questo muro”
Così andai ad osservar qual cruento.

Vedemmo gente, ed io non spergiuro,
subire torture e violenze immani
correre presso un vessillo imperituro.

Grida strazianti, volti disumani
frustati, percossi, vestiti da suore,
ricoperti di liquami a protese mani.

“Non siete mai stati ne contro ne a favore!
Per tutta la vita qui dovrete subire!”
Una voce diceva loro con estremo livore.

“Chi sono loro? Scusa il mio ardire.”
Chiesi alla mia guida che vidi assorta
“Sono gli ignavi, stammi a sentire.

Persone senza alcun schieramento di sorta,
la loro pena è venir malmenati,
presso la bandiera del Milan che loro scorta.”

“Minchia te lo dico, che sfigati!
Io ho avuto sempre di che schierarmi
Pro o contro, dipende dai risultati.”

“Io pure, nessuno osò ammaestrarmi.
Se le cose van bene o van male, va detto.
Il pensiero e la mia mente son le mie armi.”

“Poveri loro, destino maledetto.
Pensar che bastava prender posizione.
Scusa ma ora devo andar al gabinetto!”

Tutto ciò provocò in me una certa predisposizione
per dirla tutta mi venne da vomitare,
andai dietro ad una roccia per la mia deposizione.

“Lasciamo questo luogo, ci dobbiamo affrettare!”
Disse il mio amico, col volto paonazzo.
“Ho quasi finito, lasciami fare.”

Il mio amico accorse, e capito l’andazzo,
disse al cielo, con le mani giunte:
“Porco mondo, che figetta del cazzo.”

Di li a poco, venti persone sopraggiunte
ci presero a forza, e ci portarono via.
Dentro un girone, dalle mura consunte.

“Ma miseria ladra, questa è tirannia!”
Cos’era quel luogo, non fu subito chiaro.
“Odo ancora delle voci, sembra una litania.”

“Se vedo ancora Suma, giuro mi sparo!”

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