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All’inferno rossonero: La divina scomunica (canto IV)

Creato il 24 novembre 2010 da Gianclint

All’inferno rossonero: La divina scomunica (canto IV)

I FANATICI PER SPORT

Addentrandoci nel secondo girone, scopriamo di trovarci nel girone dei fanatici per sport.

I fanatici per sport sono quelli che parlano solo per slogan o frasi fatte, ma senza avere la benché minima conoscenza di ciò che accade attorno alla squadra, e anche dovesse capitare, che una notizia provochi in loro qualche dubbio sullo stato attuale delle cose, fanno finta di non aver sentito, di non aver conosciuto nulla, così non se preoccupano e riprendono gli slogan come niente fosse.

Per esempio quelli che dopo aver letto un articolo di giornale o un editoriale su un sito, lungo sei metri, traboccante di novizie tattiche, di spunti, di riflessioni, di chiarimenti o di domande, tutto quello che sanno dire è: “Forza vecchio cuore rossonero!!” insomma quelli che danno un apporto determinante, oserei dire illuminante, ad una discussione. Che poi sono gli stessi che tra uno slogan e l’altro, ti dicono cose come: “Kaladze? Non sapevo che avesse giocato terzino sinistro da noi. Guarda che ti sbagli, ha sempre fatto il centrale.” e da qui capisci il livello di conoscenza a 360° che questi hanno del Milan, se non del calcio in generale.

Un altro esempio chiarificatore del genere fanatico per sport, lo potete trovare in discussioni di questo genere: “Oh ma sai che ho visto sto Fernando Torres, secondo me è forte. Ho visto un paio di partite e mi…” “Si ma non è come Sheva. Sheva cuore rossonero per sempre con te.” “Si, ok… Però dicevo che se un domani il Milan pensasse di comprarlo…” “E poi Superpippo il re di coppe dove lo mettiamo? Sheva ventodipassioni e Superpippo re di coppe fateci sognare! Per sempre rossoneri! Cuori rossoneri alè!” “Si…. Ok… Ma se tu guardi con che classe….” “La classe non è acqua.” “….emmm…” “E l’amore non è bello se non c’è Marco Borriello! Oooh! Oh Marco Borriello! Oooh! Oooh!” “…Va bene, ma se tu ti fermassi un secondo a pensare che…” “Fermarsi è come non ripartire più. Ripartiamo alla grande con il Milan nel cuor! Con il Milan nel cuoooor! Con il Milan nel cuooor!” “Ma guarda che Braida è andato in Spagna e…” “O Francia o Spagna, purché si magna… Chi è Braida?” “Ah, ok. Non fa nulla.”

Ecco questo è il genere di fantatico per sport. Uno che si riempie la bocca di frasi fatte, di slogan, di inni e poi magari del Milan non sa neanche chi è il portiere di riserva, ma a lui non interessa niente, l’importante è che la palla rotoli fin dentro la porta avversaria così da poter sfogare tutto il suo amore per… gli slogan (su Facebook ce ne sono milioni così!), invece tutto ciò che è tattica, tecnica, schemi, effettivo valore dei giocatori, politiche societarie, avversari, mercato, insomma tutto ciò che è il calcio, a lui non interessa.

Questi personaggi vengono rappresentati nel secondo girone all’interno di un monastero. Lontani dal mondo reale, ignari di quanto avvenga all’esterno di quelle mura. Radunati in questo monastero, sono intenti ad ascoltare il “cantico delle ietture”, redatto da Mauro Suma e decantato a loro da Toni Renis. Questo cantico ha il sacro potere di inneggiare al Milan e gettare iella sui suoi avversari.

Eccoci dunque di nuovo a spasso
camminando attenti, in questo tetro paesaggio.
“C’è un monastero sopra quel gran masso”.

Difronte a noi sembrava un miraggio,
lo scuro contorno di un colle fumoso,
ad esser sinceri mi mancò il coraggio.

“Non restiam qui in questo luogo penoso,
addentriamoci là, magar v’è salvezza.”
Disse l’amico, ma rimasi dubbioso.

Al di là delle porte, non meno gravezza.
Centinaia di tifosi seduti a pregare,
Sul pulpito un uomo senza più giovinezza.

Slogan e cori presero a cantare
diretti dal vecchio col cappello di lana,
sui volti la gioia e un continuo esultare.

“Interista, interista figlio di puttana!”
Un tripudio, una festa, il coro partiva.
“Meglio noi della blaugran catalana!”

La cosa in fondo, a me divertiva.
“Gobbo, alè! Vengo da te! Vengo a Torino!”
Anche questo canto di suon ci investiva.

“Ma questa è la canzone d’un cagnolino.”
“Si, per lor tutto va bene, non importa.
Si segue la metrica.” E mi fece l’occhiolino.

“La nostra anima ancor non è morta!”
Quest’ultima canzone, vista la plaga,
suonava sì forte quanto contorta.

“La loro gioia non si dismaga!”
Urlai stupito al mio compare.
Silenzio: “Ho una brutta presaga…”

Il vecchio prese alle genti parlare.
“Odo una voce, che sbaglia, che stona.
Chi di voialtri osa di me burlare?”

“Mi ha sentito! L’ho fatta bona!”
Ma non era di me che stava parlando.
“Prendetelo gente, è colui che sona!”

Era quel che batte sui tamburi urlando.
Un tifoso che a quel supplizio non stava.
Le canzoni del Re Lucertola andava cantando.

“Che tu possa vivere di una vita schiava!”
Urlò il vecchio, dal volto paonazzo.
In quattro lo portarono via, un lo picchiava.

“Che ne sarà di lui e del suo schiamazzo?”
Chiesi all’amico che più ne capiva.
“Alla fine del viaggio lo portano. Pazzo!”

“Che intendi? Il vecchio gioiva!”
“Di lui più niente, a viaggio concluso,
resterà memoria, e ciò che concepiva.”

In silenzio pensavo, e restavo confuso.
“Prima che ci vedano, conviene fuggire.”
Bisbigliò il compagnio a brutto muso.

E così scivolammo all’ombra del loro applaudire,
e mentre dal monastero uscendo stavamo,
un di loro si alzò: “Un desiderio esaudire.”

Il vecchio: “Parla, poi ricominciamo.”
“Sinceramente non so al di fuor che succede,
niente del mondo noi consociamo.”

“lo stolto che qui di domande eccede,
perire dovrà di peggiori tormenti.
Prego che l’anima tua ritrovi la fede.”

Curvo a sedersi, non poté altrimenti,
tornò il curioso. Ripresero i canti.
Intanto furtivi lasciammo le genti.

Persone che del mondo sono incuranti.
Le pecore brucano, belano, non fanno questioni
da non aver così dolor ne rimpianti.

Chi lotta, pensa e ci mette i coglioni,
le prende, si piega e in piedi ritorna.
Sicché in fine, colle loro azioni

e l’orgoglio che in cuor loro soggiorna,
faccian del mondo un luogo migliore.
A tal punto che tutto raggiorna,

ed anche su un sasso possa nascere un fiore.

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