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All´inizio. E poi.

Da Leggere A Colori @leggereacolori

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La vita ci trascina agli angoli opposti e gli aerei son pezzi di metallo in pezzi di tempo per farci rincontrare. Correnti turbolenti che comunque non contano. Sono qui che mi aggrappo alla poltroncina e sorrido disattento. Siamo ogni volta diversi ma ci portiamo dietro cose identiche. L´incontro sempre troppo emotivo e le parole impresse in sospeso che tanto ci siamo capiti. Siamo tanti pezzi di noi stessi e ogni volta ne brilla uno diverso. Forse siamo specchi gettati a terra e riflettiamo pezzi di cose che non ci appartengono ma sono anche noi. L´hostess ondeggia, di un perfetto finto. L´amore é come il jazz o lo capisci o non lo capisci, ed io credo di averlo capito un po´a mie spese un po´per merito degli altri. Per esempio la famiglia mia ha dimostrato quanto possa essere doloroso ignorare determinate cose. Le donne della mia vita mi hanno insegnato a smettere di fare male senza pensare, o perlomeno a farne molto meno, a pensare che ció che per noi uomini é ovvio non é per loro sentirlo, perché loro le cose le sentono sopratutto. Ma anche se fosse, se gli avessi preso le misure all´amore non sempre si dimostra quello che si sa, altrimenti la parola “teoria” sarebbe inutile. E in giro ci sarebbe un mucchio di gente piú felice.

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Per questo ogni volta ti chiedi se sei pronto. Ti chiedi a che punto del tragitto sei, se sei ancora in tempo per tornare indietro o sei giá dall´altra parte a pestare una terra nuova con l´obbligo di lasciare un ricordo. L´hostess é sparita, mi sento meno controllato, ci stacchiamo da terra. Sará il mio viaggio, uno dei tanti ma l´unico, perché tu non esistevi neanche dopo quei tanti. Ci siamo scambiati centinaia di mail, di messaggi Whatsapp, di messaggi su Facebook, telefonate, briciole ovunque. Mi hai detto che non volevi niente da me, se non che essere la macchia del caffé sul foglio e io dovevo essere la tazza. Allora ho capito che potevo essere me, perché non dovevo piacere, stupire, interessare. Forse l´avevo giá fatto da ignaro o forse non era quello il nostro punto di contatto. Avrei voluto dirle che lei era un viaggio rischioso con i suoi sbalzi d´umore e la negazione programmatica alle responsabilitá. Un viaggio di quelli per cui compri un biglietto senza data o che si puó cambiare. Ci si sopravvaluta, sottovaluta e raramente ci si prende per come si é. Ci son troppe cose davanti perché possiamo vedere chi siamo. All´inizio. E poi.

Sono in volo, non faccio che pensare a quando ho staccato i piedi da terra le prime volte con te, distanti chilometri vicini respiri, mentre ci raccontavamo sinceri e a modo nostro lasciavamo tracce, piccole indelebili vie dove tornare di nascosto nei giorni silenziosi di questo inverno. E l´attesa, di arrivare al prossimo battito e comprenderlo, registrarlo, dargli una casa. Noi non siamo gente che si fa di felicitá, quella seriale é roba finta, sintetica, noi ci prendiamo gli attimi e li rendiamo eterni. Noi tremiamo e piangiamo senza vedere la fine. Noi conserviamo l´essenza delle parole, ci mettiamo il segno prima di andare a dormire per continuare a prenderci dove ci siamo lasciati. Noi ricerchiamo, vagliamo, sfogliamo i ricordi concessi con luci di giornate diverse e futuri quasi inverosimili.

Sto per toccare terra. Sei una pioggia e ti sciogli. Oggi, come sempre. Sono un uomo davvero libero, di prendere tutta la pioggia del mondo. Non so cosa mi aspetta. Ma sto venendo a casa.



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