La trama (con parole mie): un uomo a bordo della sua imbarcazione a vela nel pieno del Pacifico si ritrova nei guai dopo aver urtato un container presumibilmente caduto da una nave da carico. Lo stesso, infatti, ha finito per bucare lo scafo della sua barca causando una falla importante che, dopo una riparazione di fortuna, cede alla furia degli elementi quando una tempesta la investe.L'uomo è così costretto a rifugiarsi sul gonfiabile di salvataggio e fare conto sul kit di sopravvivenza e su un sestante per capire quale potrebbe essere la direzione presa, in direzione di Sumatra.Riuscirà con il poco che gli è rimasto a mantenersi vivo sperando nel contempo di intercettare un natante di passaggio per poter essere soccorso?
Le imprese al limite dell'incredibile eppure profondamente umane nella loro realizzazione e nella volontà messa in campo dai protagonisti delle stesse hanno sempre esercitato un fascino particolare, sul sottoscritto, dai sopravvissuti allo schianto aereo di Alive agli esploratori di Kon-Tiki.
L'incontro - e lo scontro - tra Uomo e Natura è un tema, del resto, che la Storia ha riproposto nei secoli dei secoli e che, probabilmente, continuerà a fare parte del grande spettacolo della vita almeno fino a quando noi bipedi continueremo ad abitare da queste parti.J. C. Chandor, regista dell'ottimo Margin call, che almeno cinematograficamente deve avere davvero due palle d'acciaio, invece di cedere alle lusinghe delle majors e vendersi al miglior offerente e a proposte ben più commerciali ed allettanti, decide di dedicarsi ad un progetto a dir poco coraggioso: un'ora e quaranta di pellicola con una manciata e poco più di parole, risultato del monologo del protagonista - ed unico attore - Robert Redford - peraltro in grande spolvero ed estremamente credibile, oltre che invecchiato malissimo, almeno rispetto al suo compagno di cavalcate lungo la Frontiera e compianto Paul Newman -, quasi interamente girato su una barca in mare aperto.Una sfida non da poco che il giovane regista e sceneggiatore può tranquillamente dichiarare di aver vinto portando sullo schermo un lavoro solido e ben riuscito, girato alla grande ed in grado di mantenere la tensione alta dall'inizio alla fine: addirittura potrei perfino considerare questo All is lost come una versione "razionale" di quello che fu, all'inizio dello scorso anno, Vita di Pi, legato anch'esso ad un naufragio ma al concetto più spirituale di Fede.J. C. Chandor, da par suo, sposta il discorso dai massimi sistemi alla volontà di sopravvivere tutta umana, mettendo il suo protagonista di fronte a sfide sempre più ardue, dalla riparazione della fiancata dell'imbarcazione all'inizio della pellicola alla tempesta destinata a spazzarla via, dall'acqua ricavata dall'umidità alla permanenza a bordo del gommone di salvataggio armato di sestante che possa permettergli di studiare la presunta posizione sulla mappa. E proprio quando la razionalità e la praticità delle azioni del nostro sfortunato naufrago paiono giungere al limite estremo, a quel All is lost del titolo, ecco che il buon Chandor sfodera un finale splendido, un acuto lirico in un film profondamente fisico e reale.Eppure, dovendo parlare in assoluta onestà, sono uscito dalla visione di All is lost solo parzialmente convinto: come per Gravity - anche se parliamo di produzioni assolutamente lontane per ambizioni, mezzi e successo, considerato che, al momento, in questo caso potremmo tranquillamente parlare di un flop al botteghino - ho avuto l'impressione di un lavoro realizzato con eccezionale perizia privo, però, della scintilla in grado di trasformare una storia in qualcosa che il narratore ha davvero la necessità di raccontare.In questo senso, la mancanza di empatia potrebbe creare non pochi problemi a tutto il pubblico pronto ad aspettarsi un film d'avventura, o un'epopea di ampio respiro: siamo più dalle parti di un racconto intimista, anche se la freddezza con la quale viene portato sullo schermo finisce per creare una distanza rispetto al protagonista, più che un legame con lo stesso.Il tutto senza contare che, per chi non mastica abitualmente Cinema, obiettivamente centosei minuti di lezioni di sopravvivenza in mare aperto potrebbero risultare ostici e, purtroppo, non drammatici e serrati quanto hanno la possibilità di apparire.Un film, dunque, emotivamente solitario e perduto come il suo accigliato eroe, incapace, di fatto, di trasformare la vicenda di un singolo in qualcosa di davvero universale, nonostante ognuno di noi, in qualche modo ed in una diversa misura, finisce, prima o poi, per fare i conti con Madre Natura.
MrFord
"Is this all we have to show?
Is this all they'll ever know? Can they find their way?
What went wrong? Where have all the heroes gone?
Trading futures for a song we gave away
thinking only of myself, I forged ahead
no regrets, no apologies
bitter tears reward the life that I have led
a world of lies brings me to my knees."Symphony X - "When all is lost" -