Per antica tradizione nessun edificio di Milano poteva superare l’altezza della Madonnina che svetta “dora e piscinina” sulla guglia più alta del Duomo, all’altezza di 108,5 metri, da lassù, con le mani aperte e lo sguardo rivolto al cielo ha, da sempre, il compito non facile di vegliare sulla città.
La torre Velasca e la torre Branca furono bloccate prima che osassero superarla, ma nel 1960, con la costruzione del grattacielo Pirelli, fu necessario portare una copia dell Madonnina fino all’altezza di 127 metri e il compito toccò al Cardinal Montini, allora arcivescovo di Milano, che poi sarebbe stato elevato al soglio pontificio con il nome di Paolo VI.
Con la costruzione del Palazzo Lombardia toccò al Cardinal Tettamanzi accompagnare una copia della statua fino a 161,3 metri di altezza.
Ora la quarta copia della Madonnina si arrampica sulla torre Isozaki, l’edificio più alto di Milano e di tutta la nazione e da lassù, con le mani aperte e lo sguardo rivolto al cielo, il simulacro dell’Assunta tanto caro ai meneghini continua a vegliare sulla città e sull’Italia.
Ma per me, e per i milanesi d.o.c., la “Madunina, dora e piscinina” è sempre quella che svetta sulla guglia più alta del Duomo e quando passo vicino alla cattedrale mi piace alzare lo sguardo e guardarla anche solo per un attimo e mi piace sapere che è là, serena e silenziosa, e che da lassù veglia sulla mia città.