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All'ombra della Tunisia

Creato il 08 febbraio 2013 da Epierandrei @shotofwhisky

Che la tensione era molto alta in Tunisia lo si sapeva da tempo. Ma che si arrivasse ad assassinare un leader dell’opposizione, davvero nessuno se lo aspettava. E invece Chokri Belaid è stato freddato, mercoledi’ scorso, con 4 colpi di arma da fuoco, proprio davanti alla sua abitazione di Tunisi. Alla notizia, il web e le strade del Paese sono esplosi.

Io ho cercato conforto in un affannato scambio di email con Kmar Bendana*, docente di Storia Contemporanea all’Università La Manouba di Tunisi e autrice di “Chronique d’une transition”, uno dei rarissimi saggi, oggi, in Tunisia, con questa parole nel titolo. L’ho conosciuta attraverso il bel libro della giornalista italiana Ilaria Guidantoni, dal titolo “Chiacchiere, datteri e the’” (Albeggi Edizioni, 2013), che, grazie ad una serie di interviste, fornisce un ritratto piuttosto elaborato della società tunisina, a due anni dalla rivoluzione del gennaio 2011.

In molti accusano il partito islamico di maggioranza Ennahda di portare su di se’ la responsabilità politica (anche se non diretta) di questo omicidio. Da tempo le milizie della Lega per la protezione della rivoluzione operano con grande violenza. Belaid, un noto avvocato a Tunisi, che alzava la voce contro la deriva fondamentalista islamica che sta abbracciando una parte del Paese, aveva ricevuto diverse minacce e tutte erano state denunciate. Ma nessuno si era mosso. Per questo Kmar Bendana, voce forte della società civile, è arrabbiata e stanca. Ma insieme proviamo a ragionare. “L’assassinio di Belaid è stato un omicidio politico grave – mi dice - Ma puo’ trasformarsi in un test per intraprendere un nuovo cammino! Adesso bisogna solo sperare che i nostri politici, insieme, siano in grado di prenderle certe decisioni … ”. Scomode per alcuni, ma che rappresentano “il male minore” per il Paese.

E già, certe decisioni … ! Giustizia sociale, trasparenza, e una vita politica maggiormente inclusiva di tutte le competenze del Paese: sono ancora queste le principali richieste dei cittadini che hanno a cuore la Tunisia. Poi c’è anche il partito islamico Ennahda, che ha vinto le elezioni del 2011 con oltre il 41 per cento dei voti. “Fino ad oggi - incalza Bendana – Ennahda ha dimostrato di non essere capace di negoziare con le altre forze in campo (opposizione laica e non, ndr), anche a causa di sue divisioni interne”. Si è adagiato quindi su vecchie logiche di spartizione di potere. E questo, continua sconsolata la docente, indica che “non è un partito maturo per governare una democrazia”. Allora provo a scriverle che la Tunisia dovrebbe tornare a breve alle urne e ci si potrebbe attendere un cambiamento. “Una legge elettorale giusta, il voto trasparente, la neutralità del ministero degli Interni, una stampa libera e giudici sganciati dall’esecutivo: tutto questo adesso non esiste. Non è una questione di data, ma di modalità e di percorso”.

Ecco, dunque, siamo arrivati al punto: il percorso che ha portato la Tunisia a tutto cio’! E’ forse lo stesso, strampalato, che ha messo sotto processo Habib Kazdaghli, Preside della Facoltà di arti, lettere e scienze umane dell’Università di La Manouba, la stessa in cui insegna Kmar Bendana. L'anno scorso il preside è stato accusato di aver aggredito nella sua Università una studentessa in niqab (il velo che copre il volto della donna lasciando scoperti gli occhi) in circostanze che mi risultano davvero complesse. E' certo invece che aveva emesso un decreto con cui vietava di svolgere gli esami portando il niqab, in quanto rende le studentesse irriconoscibili. Sul sito di un’agenzia di stampa italiana trovo un manifesto di solidarietà per il Prof. Kazdaghli, che è stato lanciato a fine gennaio, a Firenze, e sottoscritto da un gruppo di docenti e intellettuali italiani e tunisini. C’è scritto che è il Preside, invece, ad essere stato vittima di ripetute minacce da parte di individui che si rifanno all’area dell'estremismo salafita.

*Kmar Bendana è docente di Storia contemporanea all’Università La Manouba di Tunisi. Si occupa di storia della cultura e degli intellettuali in Tunisia nel XIX e XX secolo. E’ membro del Comitato di redazione della rivista IBLA e ricercatrice associata all’Istituto di Ricerca sul Maghreb Contemporaneo.
 


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